Sappiamo che la vulnerabilità sismica è la predisposizione di un edificio a subire danneggiamenti e crolli. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità di materiali, modalità di costruzione e scarsa manutenzione), tanto maggiori potranno essere le conseguenze sulla struttura. Affinché le costruzioni presentino minori rischi, l’attuale normativa impone il rispetto di criteri antisismici, richiedendo che le strutture manifestino una risposta duttile alla sollecitazione tellurica, ma non basta. A dirlo sono i primi cittadini che chiedono uniformità e linee guida certe.
“Ribadiamo così come già chiesto al Governo dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, la necessità di individuare linee guida chiare necessarie a classificare la vulnerabilità degli edifici, così come sono necessarie procedure conseguenti da mettere in atto in caso di emergenza per preservare l’incolumità pubblica e privata dei cittadini”. A chiederlo è stato il Sindaco di Siena e delegato Anci alla Protezione civile, Bruno Valentini, che il 27 gennaio ha partecipato a Teramo all’incontro dei primi cittadini abruzzesi dei Comuni coinvolti dalla recente emergenza neve e terremoto.
“I circa 70 Sindaci intervenuti – riferisce Valentini – sono entrati in mobilitazione permanente e chiedono risposte efficaci e immediate. Hanno fatto un punto di situazione sulla delibera della Commissione Grandi Rischi e sulla nota del Dipartimento della Protezione civile trasmessa, secondo cui spetta ai Sindaci valutare il grado di vulnerabilità degli edifici. E’ un adempimento che tecnicamente i Sindaci possono anche far fare dai propri uffici tecnici – ha detto Valentini – ma chiediamo quale sia la norma che chiarisce l’indice di vulnerabilità a partire dal quale possa essere tenuta aperta o chiusa una scuola”. “Al Governo – ha concluso il delegato Anci – chiediamo un percorso per ristorare ai Comuni le spese straordinarie sostenute per fronteggiare l’emergenza neve, oltre ad un intervento urgente che riordini la filiera delle responsabilità all’interno della Protezione civile, al fine di evitare la sovraesposizione dei primi cittadini, i quali in caso di emergenze hanno sempre troppe responsabilità, ma non strumenti normativi per fronteggiarle”.