Legambiente mappa per la 1° volta gli eventi meteo estremi dei comuni costieri., 712 quelli che si sono verificati dal 2010 a giugno 2023 in 240 aree costiere, 186 le vittime; il Sud Italia il più colpito con Sicilia, Puglia, Calabria e Campania, preoccupa l’avanzata dell’erosione costiera e del consumo di suolo .
Spiagge libere un miraggio: 12.166 le concessioni balneari (dato 2021), è arrivato con l’ok CDM il decreto mappatura concessioni, ora si procede al censimento, si avviino i bandi di gara per l’affidamento delle concessioni.
Legambiente: “Al Governo indichiamo 7 interventi da mettere in campo a partire dall’approvazione del Piano di adattamento al clima, della legge sullo stop al consumo di suolo, garantire il 50% delle spiagge in ogni comune alla libera e gratuita fruizione e misure di adattamento per ridurre il rischio di inondazioni nelle zone costiere”. Spiagge e aree costiere tra le zone più fragili della Penisola, pesa la crisi climatica, il riscaldamento delle acque del mare, e gli eventi meteo estremi che colpiscono sempre di più i comuni costieri e che Legambiente ha mappato nel suo report “Spiagge 2023. La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane”. Nel Report, diffuso nel giorno del tavolo tecnico interministeriale sulle concessioni demaniali convocato dal Governo Meloni, l’associazione indica all’Esecutivo un pacchetto di 7 interventi: crisi climatica, erosione, consumo di suolo, concessioni balneari, aree a rischio inondazione, inaccessibilità alle spiagge per motivi di illegalità e di mare inquinato, 6 gli indicatori al centro del Report per misurare gli impatti sui lidi.
Dal 2010 al giugno 2023, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, sono 712 gli eventi meteo estremi, su 1.732 eventi, avvenuti in 240 dei 643 comuni costieri (37%). 186 le vittime su un totale di 331, nel dettaglio, gli eventi che si sono registrati sono stati: 254 allagamenti da piogge intense, 199 danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 84 danni alle infrastrutture da piogge intense, 64 danni da mareggiate, 46 esondazioni fluviali, 21 frane da piogge intense, 19 danni da grandinate, 10 danni da siccità prolungata, 9 danni al patrimonio storico da piogge intense e 6 casi di temperature record. Dal 2010 le regioni più colpite sono state la Sicilia, con 154 eventi estremi, la Puglia con 96, la Calabria 77 e la Campania 73. Tra i comuni più colpiti: Bari, con 43 casi, Agrigento con 32, Genova con 27, Palermo e Napoli entrambe con 23 casi e Ancona con 22.
Preoccupanti i dati sull’erosione costiera e sul consumo di suolo: tra il 2006 e il 2019 sono stati modificati 1.771 km di costa naturale bassa su 4.706 km., pari al 37%; si continua ad intervenire con opere come pennelli e barriere frangiflutti, arrivando a 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, 3 ogni 2 km. di costa, opere che artificializzano la linea di costa e modificano le correnti marine spostando il problema su altri tratti di coste. Il consumo di suolo nei comuni costieri italiani è pari ad oltre 420mila ettari al 2021 che corrisponde al 27% del totale di suolo consumato, con un incremento del 6% rispetto al dato 2006. Rispetto al tema inondazioni, nel nostro Paese sono 40 le aree a rischio (dati Enea), con migliaia di km. quadrati di aree costiere che rischiano di essere sommerse dal mare, in uno scenario al 2100 e in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Senza dimenticare il problema dell’inaccessibilità alle spiagge per motivi di illegalità (cancellate e chiusure di spiagge che dovrebbero essere accessibili, abusivismo edilizio) e quello dove il mare è inquinato e vige il divieto di balneazione: il 7,7% delle coste basse.
Parlare di spiagge significa parlare di concessioni balneari, il cui dato è fermo al 2021, 12.166 le concessioni per stabilimenti balneari e 1.838 quelle per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. Le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo il 42,8% delle coste basse occupate da concessioni.
Guardando alla diffusione territoriale, regioni record sono Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari con punte prossime al 100%. In sintesi è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dato che ancora non esiste una norma che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione, inoltre, il Governo nell’ultimo mille proroghe ha tentato di allungare la validità delle concessioni fino al 31 dicembre 2024. Una proroga che il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima, in questo quadro l’unico passo avanti è che, con via libera arrivato in questi giorni dal CDM, arriva il decreto sulla mappatura delle concessioni in Italia, su cui bisogna accelerare il passo per avere aggiornamenti e dati affidabili, tra i nodi da risolvere la scarsa trasparenza sull’affidamento in concessione. “L’affidamento delle concessioni balneari stabilito tramite bandi di gara, aggiunge Sebastiano Veneri, Responsabile Turismo e Innovazione Territoriale di Legambiente, non è rinviabile. Occorre dare seguito alle sentenze statali ed europee altrimenti si arriverà a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive europee”.
Concessioni e canoni irrisori: altro tema in cui si sta rimediando ad una situazione che vedeva i canoni concessori a livelli decisamente bassi. Dal 2021, per effetto del “Decreto Agosto”, è stato deciso che l’importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell’utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non poteva essere inferiore a 2.500 euro, aumentato nel 2022 a 2.698,75 euro, per il 2023 era stato previsto un aumento del 25%, portando il canone annuale a 3.377,50 euro, annullato da una recente ordinanza del Consiglio di Stato.
Di fronte a questo quadro sono 7 gli interventi che Legambiente chiede al Governo:
1) approvare in via definitiva il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (fermo dopo la Valutazione Ambientale Strategica) e stanziare le risorse economiche per attuarlo;
2) Superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi con opere rigide per la difesa delle coste dall’erosione, che hanno risolto temporaneamente i problemi locali;
3) adottare misure di adattamento per ridurre il rischio di inondazioni delle zone costiere (interventi di rinaturalizzazione delle coste, ricostituendo le fasce dunali e zone umide e paludose) affiancando anche sistemi di previsione e allerta, per informare la popolazione, oltre ad un ragionamento sulla delocalizzazione di abitazioni e sistemi produttivi dalle aree ad alto rischio.
4) Approvare la Legge sullo stop al consumo di suolo in attesa da 11 anni
5) garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, definendo un quadro di obiettivi con il 50% delle spiagge in ogni Comune lasciato alla libera e gratuita fruizione e premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione.
6) Ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge, includendo il rispetto delle aree naturali ed il divieto di realizzare manufatti sulle spiagge e demolirele illegali.
7) Rilanciare a livello nazionale e locale la costruzione e l’adeguamento e/o la messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione.
Diverse le Buone pratiche contro l’erosione costiera e storie di stabilimenti green virtuosi, tra queste, quella del Parco del mare del Comune di Rimini che ha avviato un’opera di riqualificazione e pedonalizzazione del lungomare e la creazione del Parco del Mare e il Progetto internazionale Operandum contro l’erosione costiera con 26 partners provenienti da 12 Paesi europei più Cina e Australia e che sta implementando molteplici soluzioni basate sulla natura (NBS), infine il progetto “Custodi delle dune di Campomarino”, promosso a Taranto da Legambiente e Unipol nell’ambito della campagna “Bellezza Italia”.
Fonte: Legambiente