Occupazione verde, circolarità delle produzioni e crisi climatica i temi del sondaggio Ipsos: nel 2023 sale al 45% (+5%) la quota dei conoscitori dell’economia circolare e al 60% quella che crede nella crescita dei green jobs (+12%): il 43% non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo, bocciate dal 49% dei cittadini le azioni di protesta come imbrattare monumenti e opere d’arte.
5 le proposte di Legambiente e Kyoto Club: adottare la strategia “rifiuti 0, impianti 1000”; applicare il principio “chi inquina paga”; approvare norme per una politica industriale efficace; supportare gli enti locali nelle opere del PNRR; costruire un sistema nazionale per il recupero delle materie prime critiche.
L’Italia è indietro sulla qualità della raccolta differenziata, a partire dall’organico: In 1 impianto su 4 lo scarto della frazione organica è inferiore al 2,5%, quantità ottimale per ottenere compost di qualità; con la raccolta stradale le impurità sono il 15% del totale, con il porta a porta scendono al 3,4%.
A tracciare il quadro è la X edizione dell’Ecoforum 2023, la Conferenza nazionale sull’economia circolare organizzata dal 4 al 6 luglio a Roma, da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e della Regione Lazio, e che si è aperta con la presentazione del sondaggio Ipsos “L’Italia e l’economia circolare”.
In Italia l’economia circolare e i green jobs rappresentano il futuro, sostiene la gran parte dei cittadini attenta alle questioni ambientali e convinta che l’Italia debba procedere in questa direzione.
Nel 2023 cresce sia la quota dei conoscitori dell’economia circolare che arriva al 45% (+5% rispetto al 2018); sia il numero dei cittadini, il 60% sostiene che i “green jobs” aumenteranno (+12% rispetto al 2022); ma ben il 43% dei cittadini non sa e non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo dei rifiuti.
Idee chiare e consapevolezza invece sulla crisi climatica: il 63% dei cittadini ritiene i disastri atmosferici la conseguenza dei cambiamenti climatici che portano anche conseguenze economiche (aumento del costo dei prodotti alimentari e della vita); le azioni di protesta come imbrattare monumenti e opere d’arte sono ritenute necessarie e comprensibili dal 20% degli intervistati, mentre sono bocciate dal 49%, che le considera irresponsabili e incomprensibili.
Economia circolare, green jobs, crisi climatica e ambiente i 4 pilastri su cui il Paese deve lavorare attraverso politiche e interventi concreti.
L’Italia deve accelerare il passo sull’economia circolare, superando gli ostacoli burocratici e tecnologici che frenano questo nuovo modello di sviluppo economico, e al contempo deve colmare i ritardi sulla qualità della raccolta differenziata, a partire dall’organico, solo in 1 impianto su 4 lo scarto della frazione organica è inferiore al 2,5%, quantità ottimale per ottenere compost di qualità in uscita dagli impianti. Nell’organico ci sono ancora percentuali di materiali non compostabili (MNC) che rappresentano un problema per chi gestisce gli impianti. Stando ai dati elaborati da un’indagine mirata agli impianti di trattamento della frazione organica, sacchetti di plastica non compostabile (4,2%), seguiti da “plastica in film, imballaggi in plastica e altra plastica” (2,2%), sono i materiali più trovati e le modalità di raccolta incidono sulla qualità: con la raccolta differenziata mista (stradale + porta a porta) la percentuale di scarti è del 15%, mentre con le raccolte domiciliari la percentuale di materiali estranei diminuisce al 3,4%.
Riciclo e sviluppo delle filiere dell’economia circolare, queste le 5 priorità che Legambiente e Kyoto Club indirizzano al Ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin presente alla 1° giornata dell’Ecoforum:
- Implementare la capacità impiantistica di riciclo e riuso, a partire dall’organico, colmando il divario tra nord e centro sud e fermando il turismo dei rifiuti verso le regioni infrastrutturate, perseguendo la strategia “Rifiuti 0, impianti 1000”.
- Applicare il principio “chi inquina paga” per disincentivare lo smaltimento in discarica e favorire la prevenzione e il riciclo dei rifiuti.
- Attivare politiche industriali a supporto delle imprese che già investono o vogliono investire
- Supportare gli enti locali destinatari dei finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.
- Costruire una filiera di approvvigionamento delle materie prime critiche per evitare di alimentare dipendenze da paesi esteri, dando priorità all’economia circolare dai RAEE.
Dal Sondaggio Ipsos sui materiali riciclabili emerge che: per i cittadini la plastica, gli olii esausti ed i RAEE sono i materiali più pericolosi per l’ambiente; mentre i rigenerabili sono percepiti come meno pericolosi: il vetro e la carta. Per quel che riguarda l’olio minerale esausto, metà del campione sa che viene raccolto (+2% dal 2022) può essere rigenerato e riutilizzato e 1 italiano su 2 vede in questa pratica un supporto all’indipendenza energetica del Paese.
«L’Italia ha un sistema di raccolta differenziata e riciclo che funziona dai costi inferiori rispetto agli altri Paesi e 7 imballaggi su 10 trovano una seconda vita, superando la percentuale di riciclo degli imballaggi richiesta dall’Europa entro il 2025; sempre dall’IPSOS emerge come il 79% degli italiani preferisca acquistare prodotti imballati in confezioni riciclabili, e il 74% sia attento a scegliere packaging che riportino in etichetta indicazioni sulla corretta raccolta differenziata», dichiara Ignazio Capuano presidente CONAI.
Fonte: Legambiente