Avviata il 7 aprile del 2021, la ricerca ha interessato circa 2000 strutture campione in tutta Italia e si è focalizzata sulla capacità di ripresa dei servizi educativi per l’infanzia, al fine di verificare gli effetti che la diffusione del virus COVID-19 e le regolamentazioni in materia di sicurezza sanitaria hanno avuto sulla capacità di risposta del sistema di offerta.
L’indagine, oggetto di un accordo di collaborazione siglato tra il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Istat e l’Università Ca’ Foscari Venezia, si affianca alle analisi sviluppate in materia di produzione, diffusione e analisi dei dati statistici sui servizi educativi per la prima infanzia, oggetto di un ulteriore accordo.
Il quadro che l’indagine ci riporta è di una sostanziale resilienza da parte delle strutture. Numerose sono state le difficoltà riscontrate dalla grande maggioranza dei servizi per l’infanzia: l’88% dei referenti delle strutture intervistate ha registrato un aumento dei costi straordinari nell’anno educativo 2020/2021, l’85% dei costi di gestione, il 39% dei referenti ha dovuto adottare misure di sospensione del servizio a causa della diffusione della pandemia e il 29% ha dovuto ridurre il numero dei bambini accolti.
Ciononostante, i servizi educativi per l’infanzia hanno individuato forme di risposta all’emergenza sanitaria e ai vincoli che questa ha imposto sulle modalità di servizio. Il 72% ha avviato canali di contatto straordinario con le famiglie, sviluppando forme di supporto pedagogico, il 68% ha attivato offerte diverse e innovative e il 51% ha assunto nuovo personale per garantire medesimi livelli di offerta al periodo pre-pandemico.
Fonte: Dipartimento per le politiche della famiglia