Il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha invitato i primi cittadini italiani a prendere parte ai festeggiamenti per i 70 anni della nostra Repubblica, una data che costituisce la sintesi, il punto di approdo e la convergenza di antifascismo, resistenza e liberazione di cui i Sindaci sono l’espressione. Lo stesso presidente dell’Anci, Piero Fassino, il mese scorso aveva inviato una nota a tutti i Sindaci per comunicare loro che, in occasione delle celebrazioni in ricordo della proclamazione della Repubblica, sarebbero stati invitati con la fascia tricolore alla tradizionale sfilata del 2 giugno. E in tanti hanno risposto. Alle 8,15 gli amministratori municipali di diverse città, da nord a sud della Penisola, sono arrivati in Piazza Celimontana per poi raggiungere l’Arco di Costantino effettuando il passaggio su Via dei Fori Imperiali non senza emozione, con indosso la fascia Tricolore, simbolo di unità, pace e speranza. Eccoli oggi in una data così importante prendere posto in rappresentanza dei cittadini e dei territori nella tribuna riservata all’Associazione nazionale dei comuni italiani, posta di fronte a quella del presidente della Repubblica.
Gli amministratori locali, lo sanno bene, hanno una grande mission da compiere che è quella di fortificare le basi di appartenenza alle istituzioni promuovendo unione intorno a obiettivi Comuni. Il nostro, infatti, è un Paese con grande energia vitale, un Paese in ripresa al quale occorre davvero grande coesione. Impegno civile, difesa degli ideali repubblicani e delle istituzioni sempre al servizio del bene comune: questi i capisaldi nella ricorrenza di oggi, il baluardo della nostra democrazia, un po’ il compleanno di ciascuno di noi.
Nel 1946 la Repubblica fu una scelta democratica: per la prima volta un intero popolo di uomini e di donne potè esprimere liberamente la forma dello Stato e i suoi rappresentanti in seno a un’Assemblea costituente. La nascita della Repubblica italiana avvenne a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, indetto per determinare la forma di Stato da dare all’Italia dopo la seconda guerra mondiale. Una consultazione diretta che vide 12.717.923 (54,3%) cittadini favorevoli alla repubblica e 10.719.284 (45,7%) cittadini favorevoli alla monarchia.
I risultati furono proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno 1946, mentre già dal giorno successivo allo spoglio tutta la stampa dette ampio risalto alla notizia. La notte tra il 12 e 13 giugno di quell’anno, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il presidente Alcide De Gasperi prese atto del risultato e assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato repubblicano. Il 2 giugno 1946, insieme alla scelta sulla forma dello Stato, i cittadini italiani (comprese le donne, che per la prima volta votavano in una consultazione politica nazionale) elessero anche i componenti dell’Assemblea costituente che doveva redigere la nuova Carta costituzionale. Risultarono votanti 12.998.131 donne e 11.949.056 uomini. Alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l’Assemblea costituente elesse a capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola con 396 voti su 501 al primo scrutinio. Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione della Repubblica italiana, il 1° gennaio 1948, De Nicola assunse per primo le funzioni di presidente della Repubblica. Si trattò di un passaggio di grande importanza per la storia del nostro Paese. Lo stesso anno, nel mese di maggio, fu poi eletto Capo dello Stato Luigi Einaudi, il primo presidente a completare il settennato costituzionale. A Einaudi, nel 1955, succedette Giovanni Gronchi.
Oggi, al suo settantesimo compleanno la nostra Repubblica continua a essere lo spazio pubblico in cui le differenti sensibilità politiche e i legittimi interessi di parte trovano una collocazione e una sede per confrontarsi. Una Repubblica autorevole poichè si nutre di partecipazione e non teme il conflitto sapendolo governare, garantendo le libertà fondamentali di tutti i cittadini da ogni forma discriminatoria.