La Biblioteca Capitolare di Verona è la più antica del mondo. Costituita prima ancora di quella di Santa Caterina del Sinai (VI sec), di San Gallo e di Salisburgo (VII-VIII sec), in questa biblioteca è conservato il ‘Codice Ursicino’, un documento datato 517, che il primo ad agosto compirà 1.500 anni.
Nel Codice, opera dell’amanuense Ursicino, è contenuta copia della vita di San Paolo di Tebe e di San Martino di Tours, scritta da Sulpicio Severo nel IV secolo. Il bellissimo libro, con i primi caratteri semionciali, contiene scene toccanti come ‘il dialogo tra San Martino e il Diavolo’. Ma Ursicino, concluso il lavoro, non rispettò le norme in uso e lo datò. ”Questo codice – scrisse – fu terminato a Verona, il primo agosto, quando era console Agapito, uomo assai illustre, durante la decima indizione (appunto il giorno 1 agosto 517) per mano di Ursicino, lettore della chiesa veronese”. Il Codice, conosciuto in tutto il mondo, è quindi preziosissimo non solo per i contenuti che propone, ma perché attesta che in quel periodo esisteva già da tempo, probabilmente dal secolo prima, uno Scriptorium, che produceva testi di vario genere.
Per il compleanno del Codice Ursicino si terranno incontri e visite guidate ma “l’obbiettivo – racconta all’ANSA il Prefetto della Biblioteca, Bruno Fasani – è aprire la Biblioteca al grande pubblico come museo. A settembre partirà una campagna di crowfunding e per fine anno realizzeremo una prima mostra con l’Università di Verona”.
“Oggi la Biblioteca Capitolare – continua Fasani – è la ‘regina delle collezioni ecclesiastiche’, come la definì il paleografo Elias Avery Lowe. Cstodisce infatti un tesoro di oltre 1200 manoscritti, 245 incunaboli, 2500 cinquecentine, 2800 seicentine e altri 70 mila volumi. ‘Li abbiamo digitalizzati per gli studiosi, ma arrivano da tutto il mondo a vedere gli originali, anche i Presidenti della Repubblica Mattarella e Napolitano, Papa Benedetto e Giovanni Paolo II”.