La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e contro la violenza domestica (Istanbul, 2011) prevede che gli Stati aderenti predispongano “servizi specializzati di supporto immediato per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza che rientra nel campo di applicazione” della Convenzione. L’Istat dal 2017 ha rilevato i dati attinenti al Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza e nel 2018 sono state avviate le Indagini sulle prestazioni ed erogazioni dei servizi offerti dai Centri antiviolenza e le Case rifugio; nel 2020 è stata realizzata la rilevazione statistica sull’Utenza dei Centri antiviolenza, nonché la diffusione dei dati del numero di pubblica utilità Anti Violenza e Stalking 1522, realizzata in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO) della Presidenza del Consiglio e con le Regioni.
L’Istat e il Dipartimento per le Pari Opportunità, oggi, rendono disponibile un quadro aggiornato di informazioni sulla violenza contro le donne in Italia alfine di fornire una visione di insieme sul fenomeno attraverso l’integrazione di dati provenienti da varie fonti (Istat, DPO, Ministeri, Regioni, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Centri antiviolenza, Case rifugio e altri servizi come il numero di pubblica utilità Anti Violenza e Stalking 1522)
Il focus dell’odierna Ricerca condotta dall’ Istat riguarda i servizi e le caratteristiche organizzative delle Case rifugio e dei presidi socio assistenziali che ospitano donne vittime di violenza, a seguire i principali risultati scaturiti dall’analisi e dall’integrazione dei dati raccolti:
- Nel 2022 è aumentata del 4%, rispetto al 2021, l’offerta delle Case rifugio (450) e del 94% rispetto al 2017, quando erano 232.
- Il tasso di copertura delle Case rifugio è basso (0,15 ogni 10mila donne in Italia) con differenze territoriali importanti.
- Aumentate le donne ospiti delle Case (2.698 nel 2022, erano 1.786 nel 2017), così come sono aumentati i figli accolti (2.670, +45%), rispetto al 2017, 1° anno della serie dei dati.
- Non tutte le Case ospitano i figli, il 44% ha tra i criteri di inclusione il limite di età: il 22,5% ha il limite di età a 12/14 anni, il 21,4% a 18 anni.
- Il 97% delle Case rifugio (363) riceve fondi pubblici, il 2% invece ha solo fondi privati, mentre lo 0,8% delle Case non riceve fondi.
- Elevata la specializzazione dei gestori delle Case in tema di violenza di genere (il 73% ricopre questa funzione da più di 13 anni), la formazione del personale raggiunge l’88%.
- Numerose le figure professionali che operano nelle Case per supportare il cammino delle donne verso l’autonomia: oltre alle coordinatrici (presenti in 356 Case, 95%) e le operatrici (in 271 Case, 72%), sono presenti anche le educatrici (79%), essenziali per il supporto ai minori e alla genitorialità, le psicologhe (73%), le avvocatesse (49,5%) e le assistenti sociali (39,6%).
- I servizi sono molteplici, erogati spesso con il supporto dei Centri antiviolenza e dei servizi sul territorio, (l’89% delle Case aderisce ad una rete territoriale per la governance). Tra i servizi offerti, i più frequenti sono il supporto psicologico e la consulenza legale, l’accompagnamento agli altri servizi, ma anche l’orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa, il supporto alla genitorialità e i servizi dedicati ai minori ospiti.
- Nel 2022, sono 1.810 le donne uscite dalle Case rifugio, considerando le donne per cui è disponibile il motivo di uscita, si osserva che il 39% (641 su 1.636 donne) lascia la Casa perché ha raggiunto gli obiettivi del percorso di uscita dalla violenza concordato con le operatrici della Casa, mentre il 27% (444 donne) è tornata dal maltrattante o ha abbandonato il percorso di uscita dalla violenza. Un 25,4% delle donne invece è uscita dalla Casa rifugio perché si è traferita in un’altra abitazione o struttura, dopo l’uscita dalla Casa, le donne continuano ad essere seguite dalle operatrici, una prassi in uso nel 60% delle Case.
- Oltre alle Case, le donne vittime di violenza possono essere ospitate in strutture residenziali, sia in alternativa al percorso in Casa rifugio, sia successivamente nel cammino verso l’autonomia. Le donne vittime di violenza ospiti al 1° gennaio 2022, in 251 strutture residenziali non specializzate, sono 632, di cui 231 (36,5%) sono ospitate in strutture non specializzate ma dedicate alla violenza di genere.
- I minori vittime di violenza ospiti al 1° gennaio 2022 delle strutture residenziali non specializzate sono 1.477, il 62% (915) è costituito da bambine e ragazze.
- Tra le vittime, 1.143 maschi e femmine minorenni sono ospitati in strutture miste, mentre 266 bambine e ragazze vivono con sole femmine e 68 bambini e ragazzi stanno con ospiti dello stesso sesso.
- Le 504 strutture che ospitano i minori vittime in genere sono di ridotte dimensioni (463 strutture non arrivano a 15 posti letto), 99 strutture sono a carattere familiare.
FONTE: ISTAT