Dai dati del Report diffuso dall’Istat sull’Ict nelle imprese, nel 2019 continua ad aumentare la quota di imprese con almeno 10 addetti che accede a Internet utilizzando connessioni veloci: 41% quelle ad almeno 30 Mbps (13,5% nel 2015), 13,8% quelle ad almeno 100 Mbps (6,2%): quattro imprese italiane su dieci, dunque, utilizzano una connessione web fissa veloce o ultraveloce. Il 16,1% delle imprese manifatturiere italiane ha un livello di digitalizzazione alto o molto alto. Dal report dell’Istat, in particolare, emerge che nel 2019, il 94,5% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza connessioni in banda larga fissa o mobile.
Sempre più dispositivi portatili con connessione web
Aumenta la quota di imprese che forniscono dispositivi portatili (ad es. computer portatili, smartphone, tablet, ipad) che permettono una connessione mobile a Internet per scopi aziendali/lavorativi (62,4%, 60,5% nel 2018). Nel complesso, il Report dell’Istituto di Statistica rileva che il 49,9% di addetti utilizza un computer connesso a Internet per svolgere il proprio lavoro (47,6% nel 2018). L’intensità di utilizzo della connessione mobile riguarda il 25,0% degli occupati nelle imprese con almeno 10 addetti (22,8% nel 2018). Tra le imprese con 10-49 addetti, prosegue l’Istat, circa sei su dieci (59%) dichiarano di utilizzare connessioni mobili per l’attività lavorativa e di fornire, a tal fine, dispositivi portatili al 19,9% della propria forza lavoro (18,1% nel 2018). La quota sale fino al 29,5% tra i lavoratori delle imprese di maggiore dimensione, queste ultime nel 95,3% dei casi dichiarano di utilizzare connessioni mobili per l’attività lavorativa. Tra le imprese con almeno 10 addetti connesse a Internet in banda larga fissa, la velocità massima di connessione cresce con la dimensione aziendale, senza particolari divari territoriali a livello di macro ripartizione.
Bene imprese del Sud
L’Istat sottolinea che a livello regionale si evidenzia una buona performance delle imprese del Mezzogiorno: Calabria, Campania, Sicilia e Molise si attestano tra le prime dieci regioni per quota di imprese connesse a Internet a velocità di download pari ad almeno 30 Mbps. La quota di imprese connesse con almeno 30 Mbps è pari a circa il 43% nel Mezzogiorno e nel Nord ovest mentre si attesta al 39,7% nel Centro Italia e al 38,9% nel Nord est. L’Istat rimarca ulteriormente che triplicano rispetto al 2015 le Pmi connesse a velocità almeno pari a 30 Mbps (40,4%, 13,1% nel 2015). Nello stesso periodo le grandi imprese con connessioni veloci passano al 75,9% dal 40,1%. Sulla base di nuovi indicatori risulta che a profili di digitalizzazione più evoluti delle imprese si associa, in media, un livello di produttività del lavoro più elevato.
Soltanto il 16% delle imprese con almeno 10 addetti impiega esperti ICT
Nell’ultimo triennio rimane invariata la quota delle imprese con almeno 10 addetti che impiega esperti Ict (16%) mentre aumenta di poco quella delle imprese con almeno 250 addetti che hanno dichiarato di avere specialisti informatici tra il personale interno (73,1%, 71,8% nel 2018). Negli ultimi anni, rileva l’Istat, continua a crescere la quota delle imprese di maggiore dimensione che assumono specialisti Ict (38,4%), nonostante le difficoltà nel coprire i posti vacanti: il 18,1% delle imprese con almeno 250 addetti dichiara di aver avuto difficoltà nel reperire personale specializzato (15,7% del 2018). Il 68,5% delle imprese dichiara di utilizzare personale esterno per la gestione di attività legate all’Ict quali manutenzione di infrastrutture, supporto e sviluppo di software e di applicazioni web, gestione della sicurezza e della protezione dei dati. Tale quota, continua l’Istat, aumenta con la dimensione dell’impresa: dal 67,0% delle imprese di minore dimensione all’84,1% di quelle con almeno 250 addetti. Il 19,4% delle imprese con almeno 10 addetti (16,9% nel 2018) e il 60,9% tra quelle più grandi ha organizzato nell’anno precedente corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze Ict.
Il 93% ha almeno una misura di cyber sicurezza
L’Istat spiega, inoltre, che l’incidenza dei comportamenti delle imprese di minore dimensione determina la diffusione soprattutto di misure di sicurezza meno sofisticate come l’aggiornamento del software (89,5%), l’autenticazione con password (82,2%) e il back-up dei dati (79,2%). Sono di meno, infatti, le imprese che adottano misure di sicurezza avanzate come quelle per l’analisi degli incidenti di sicurezza come la conservazione dei file di registro (40,6%) o preventive come le pratiche di valutazione del rischio e l’esecuzione periodica di test di sicurezza dei sistemi (circa 33%). Le misure di sicurezza più sofisticate sono appannaggio di una quota esigua di imprese: “il 4,5% utilizza metodi biometrici per l’identificazione e l’autenticazione dell’utente come riconoscimento del viso, della voce o delle impronte digitali, il 20,4% utilizza la crittografia per dati, documenti o email”, fa notare l’Istat. L’accesso alla rete e l’utilizzo di strumenti informatici e applicazioni espongono le imprese a possibili attacchi o intrusioni dall’esterno. Nel 2019,infatti, “il 10,1% delle imprese con almeno 10 addetti (il 21,7% nel caso delle imprese con almeno 250 addetti) ha dichiarato di aver avuto nel corso dell’anno precedente almeno uno di questi problemi”, fa notare l’Istat.