L’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente interessati dai fenomeni franosi, con 614.799 sfaldamenti in un’area di circa 23.000 chilometri quadrati, pari al 7,5% del territorio nazionale.
La mappatura realizzata dalle Autorità di Bacino Distrettuali nei Piani di assetto idrogeologico (Pai) mette in evidenza come, in particolare, su 16.000 chilometri di rete ferroviaria circa 2.000 ricadano nelle aree sensibili a fenomeni di dissesto idrogeologico.
Rfi nel corso degli anni ha messo in campo risorse e attivato diverse azioni per la mitigazione del rischio idrogeologico, elevando sensibilmente i livelli di sicurezza.
In questo contesto il Dipartimento per il servizio geologico d’Italia dell’Ispra effettua la raccolta e l’elaborazione dei dati in materia di difesa del suolo e dissesto idrogeologico sull’intero territorio nazionale. In particolare, realizza l’Inventario dei fenomeni franosi in Italia (Iffi), in collaborazione con le Regioni e Province Autonome e raccoglie i dati relativi alle aree a pericolosità da frana dei Pai.
Con l’obiettivo di migliorare e aggiornare progressivamente il quadro conoscitivo attuale sulle frane e sulle aree ad alta pericolosità di dissesto idrogeologico lungo la rete ferroviaria italiana, l’Ispra e Rfi hanno appena firmato un accordo della durata complessiva di sei anni che prevede due fasi di intervento.
La prima, della durata di 30 mesi, prevede di verificare una nuova metodologia lungo tre percorsi ferroviari campione, scelti come rappresentativi delle tipologie di frana presenti in Italia: una tratta Adriatica da Termoli a Falconara e da Falconara a Terni, una nel settore tirrenico della costa ligure, dal confine Italo-Francese a Sarzana e da Genova a Tortona fino al confine regionale della Liguria, e la terza in Sicilia, da Palermo a Messina e da Messina a Catania, per una lunghezza complessiva di 1.169 km.
Le tratte ferroviarie selezionate saranno oggetto dell’aggiornamento e dell’integrazione dell’inventario dei fenomeni franosi e della valutazione della suscettibilità da frana, anche attraverso l’interpretazione ed il confronto di dati acquisiti da differenti satelliti.
Nella seconda fase, che prevede una durata di 42 mesi, verrà quindi effettuata un’estensione dello studio ad altre tratte della rete ferroviaria potenzialmente soggette a fenomeni franosi.