Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa è intervenuto la scorsa settimana a Lussemburgo al Consiglio dei ministri Ue durante il quale è stata adottata la Strategia dell’Unione per una politica sostenibile sulle sostanze chimiche ed è stata esaminata la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua.
“Riteniamo di fondamentale importanza – ha detto Costa nel suo intervento – promuovere azioni per valutare gli effetti dei farmaci nell’ambiente e affrontare l’inquinamento che ne deriva. E’ necessario completare, entro il 2020, l’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti (Svhc), rafforzando il ruolo dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche”.
“Esprimiamo convinto apprezzamento – ha aggiunto– per l’inserimento di un paragrafo specifico sulle preoccupazioni derivanti dall’esposizione ai composti fluorurati (Pfas), con l’invito alla Commissione a sviluppare un piano d’azione in materia. Un tema che stiamo affrontando sia in Italia, con un tavolo al quale abbiamo affidato il compito di individuare un percorso per portare a zero i limiti di queste sostanze nocive, sia a livello europeo, con la nostra proposta di individuare, all’interno della revisione della direttiva sulle acque potabili, valori molto rigorosi, oltre che per i Pfas totali, anche per il Pfos e i Pfoa”.
Per quanto riguarda la proposta di regolamento sul riutilizzo dell’acqua, l’Italia, attraverso il ministro, ha confermato un approccio generale favorevole al testo predisposto dalla Presidenza. “Abbiamo istituito a livello nazionale – ha concluso Costa – la figura del commissario unico per la depurazione, le cui competenze sono state ulteriormente ampliate con una norma recentemente inserita nel decreto ‘Sblocca Cantieri’. Tuttavia l’Italia, pur supportando il testo della Presidenza, ribadisce la propria contrarietà di principio all’inserimento di un ‘opt-out’, in base al quale uno Stato membro può decidere di non ricorrere al riutilizzo, limitando in questo modo la potenzialità di una misura che il regolamento stesso dovrebbe invece incentivare”.
I Pfas, noti come perfluorottano sulfonato (Pfos) e acido perfluoroottanoico (Pfoa), sono sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate in ambito industriale a partire dalla metà del XX secolo che persistono nell’ambiente a causa del loro lento degrado e possono accumularsi nell’organismo umano. Secondo la consulenza scientifica dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), gli alimenti che determinano i maggiori apporti di queste sostanze nocive sarebbero: pesce e frutti di mare; carne; uova e prodotti a base di uova; latte e prodotti caseari; acqua potabile.