Una Convenzione operativa volta alla valorizzazione delle risorse marine vede protagonista l’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Consiglio nazionale delle ricerche con sedi a Rende, Palermo e Napoli che, con l’Amministrazione municipale di Ustica ha affrontato il tema dell’Information and communication technology (Ict) applicata al mare. Due giorni fa nella località siciliana si è tenuto il workshop annuale dell’Icar-Cnr che ha visto, tra gli altri, la partecipazione del primo cittadino, Attilio Licciardi. Il protocollo d’intesa tra l’Icar-Cnr e il Comune di Ustica rappresenta un esempio concreto di collaborazione tra attori istituzionali e ricerca scientifica.
La costa siciliana si pone come territorio privilegiato per la sperimentazione e l’innovazione. Ad Ustica infatti è presente l’omonima area marina protetta, che rappresenta la prima riserva italiana, istituita nel 1986 assieme a quella di Miramare a Trieste.
La flora e la fauna marina del luogo somigliano per vari aspetti a quelle tropicali, motivo che la rende meta ambita per gli appassionati di immersioni, nonché oggetto di analisi e di complessi studi. Il mare che lambisce Ustica è suddiviso in tre zone per 15.951 chilometri quadrati, a cui si aggiungono 14,45 chilometri di costa. La zona A è una riserva integrale, che comprende il tratto di mare delimitato da cinque boe gialle luminose, antistante Cala Sidoti. In questo perimetro è vietata la navigazione, l’ormeggio e la sosta di ogni tipo di imbarcazione, è inoltre bandita la pesca o ogni altra azione che possa provocare disturbo. La zona B è una riserva generale che comprende il versante nord-occidentale dell’isola da Punta Gavazzi a Punta Omo Morto. In quest’area è vietato il prelievo di qualunque forma di vita vegetale o animale, ma sono consentite la navigazione da diporto, la pesca sportiva con lenza da fermo o da traino, nonché le attività subacquee. La zona C è detta di riserva parziale e comprende il versante sud-orientale. In quest’area sono consentite la navigazione e l’attracco. La pesca professionale è tuttavia permessa solo ai pescatori locali muniti di autorizzazione.