Lo prevede il progetto di legge della Giunta regionale dell’Emilia Romagna di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia, approvato ieri dall’Assemblea legislativa con 27 voti favorevoli (Pd), 5 no (M5s) e 10 astenuti (Sel, Ln, Fdi, Fi). L’articolo 6, che introduce l’obbligatorietà dei vaccini, è stato votato da Pd, Sel, Fdi, Fi; contrario il M5S, astenuta la Lega nord. Nel ridisegnare i servizi da 0 a 3 anni, la norma introduce come requisito d’accesso a quegli stessi servizi, pubblici e privati, “l’avere assolto gli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente”, e quindi aver somministrato ai minori l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B.
La percentuale di vaccinati che garantisce la migliore protezione a tutta la popolazione deve essere superiore al 95%, limite indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). In Emilia Romagna questa copertura è stata del 93,4% nel 2015, dopo essere scesa al di sotto di quella richiesta nel 2014, quando arrivò al 94,5% (nel 2010 era al 96,5%). L’anno scorso solo i territori di tre Ausl sono risultati al di sopra del 95%: Imola, la più alta, con il 95,8% (rispetto al 95,3% del 2014), Parma con il 95,6% (95% l’anno precedente) e Piacenza sempre con il 95,6% (95,7%). Al di sotto tutte le altre: Modena col 94,1% (dal 94,7% del 2015), Reggio Emilia con il 93,7% (95,2%), Ferrara col 93,6% (96,1%) e Bologna col 93,5% (95,2%).
Dati ancor più negativi per la Ausl unica della Romagna, che sempre nel 2015 ha fatto registrare una copertura pari al 92,3% rispetto al 91,1% dell’anno precedente. Prendendo le singole aree, si ha Rimini con l’87,5%, in leggera salita rispetto all’87,3% del 2014, poi Cesena con l’89,4% (92,5%), Forlì con il 93% (94,5%) e Ravenna con l’attuale 94,3% . Con le vaccinazioni obbligatorie viene tutelata oggi e in prospettiva la salute pubblica delle comunità.