In queste settimane il governo, le parti sociali e alcuni degli Enti locali coinvolti nel piano stanno collaborando attivamente per assicurare all’Ilva, ai lavoratori e a Taranto investimenti industriali per 1,2 miliardi, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti. Il Comune di Taranto e la Regione Puglia hanno, tuttavia, deciso di impugnare il Dpcm ambientale mettendo in forse l’intera operazione di cessione, nonchè il programma di riqualificazione ambientale.
“Nonostante la presentazione dettagliata del piano ambientale e industriale – ha detto Calenda – fatta al tavolo istituzionale del Ministero dello Sviluppo economico, peraltro disertato all’ultimo minuto dal Sindaco di Taranto, l’impegno preso a convocare un tavolo dedicato a Taranto e l’anticipo dei lavori di copertura dei parchi appena confermato dai commissari, che segue più di 500 milioni di euro di interventi ambientali già compiuti dall’Amministrazione straordinaria, continua la sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo delle istituzioni locali pugliesi. Ricordo – ha aggiunto Calenda – che il Dpcm verso cui Emiliano e Melucci hanno fatto ricorso prevede, tra l’altro, una produzione contingentata a 6 milioni di tonnellate per limitare le emissioni, rispetto alle precedenti 8, fino al completamento di tutti gli interventi ambientali. Si tratta credo del primo caso al mondo in cui un investimento di riqualificazione industriale e ambientale di queste dimensioni viene osteggiato dai rappresentati del territorio che più ne beneficerà. Spero vivamente – ha concluso il ministro – che Regione e Comune abbiano ben ponderato le possibili conseguenze delle loro iniziative e le responsabilità connesse”.
Il Comune di Taranto e la Regione Puglia hanno sottolineato di aver impugnato il decreto con il quale il governo introduceva alcune modifiche al piano ambientale, perché ”illegittimo” secondo il governatore Michele Emiliano, in quanto prorogherebbe alcune scadenze a tutela della salute già superate.