Amarezza e disincanto: sono questi i toni della lettera che il vice-sindaco di Bengasi, Abdelrahman Alabbar, ha inviato al primo cittadino della metropoli britannica Andy Burnham in seguito alla tragica esplosione nella quale la scorsa settimana hanno perso la vita oltre 22 persone, in maggior parte bambini e giovani.
“Non mi sorprendono” le origini libiche dell’attentatore di Manchester, scrive Alabbar: “Non mi stupisce in quanto noi stessi, tra le nostre strade, abbiamo subito ondate di terrore ben peggiori negli ultimi quattro anni”.
E ammonisce “Hanno ucciso donne e bambini, per quale motivo? Pensano di andare in paradiso? Il Corano e il nostro profeta Mohamed non lo hanno mai detto”. ” Tutto ciò è senza senso e nessuno merita questo. Dove prendono queste idee? Nessuna religione dice di uccidere noi stessi e gli altri”.
Come si legge nella testata ‘Libya Herald’. Il vice-sindaco si è quindi lanciato in una raffronto tra i fatti della città britannica e la sua, afflitta da diverse milizie estremiste originarie della città, e responsabili di molte azioni violente contro la popolazione: “Hanno cercato di distruggere il porto e gli aeroporti, la nostra unica università, poi hanno causato la chiusura di nove dei dieci ospedali pubblici, e provocato danni per circa 9 miliardi di euro”. Infine, “hanno costretto più del 25 per cento dei cittadini residenti a lasciare la città”.
Quindi, porgendo le sue condoglianze ai parenti delle vittime, ha concluso invocando “la protezione di Dio su Manchester e Bengasi”.
Bengasi è il capoluogo della Cirenaica, una delle principali regioni avverse al collonnello Gheddafi, e che oggi si rifiuta di riconoscere il governo di Unità nazionale di Tripoli sponsorizzato dalle Nazioni Unite. La famiglia dell’attentatore di Manchester lasciò la Libia proprio perché appartenente a un clan nemico di Gheddafi.
La situazione in effetti in Libia resta instabile: come riportano altre fonti internazionali, uno scontro armato tra alcune milizie locali avversarie ha causato almeno cinque morti.
I combattimenti sono iniziati all’alba, e hanno visto milizie fedeli al governo di Fayez Al Serraj scontrarsi con gruppi legati invece al suo avversario politico Khalifa Ghwell, capo dell’esecutivo precedente non riconosciuto dalla comunità internazionale.