Il Vesuvio brucia. E’ allarme rosso. Le fiamme attaccano il parco nazionale e sfiorano persino i centri abitati. La situazione è talmente grave che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, convocato in Prefettura a Napoli alla presenza del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha deciso una ‘rimodulazione’ del piano d’impiego dei militari dell’Esercito impegnati nell’operazione ‘Strade Sicure’, inviati a supporto dell’azione dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e dei volontari, con l’ampliamento della loro presenza nelle aree più critiche. Non si tratta, però, di una calamità naturale attribuibile alla calura estiva e a fenomeni imprevedibili di autocombustione, bensì di una scellerata e criminale azione premeditata condotta da quelli che un tempo venivano chiamati “piromani”. Non a caso, sui roghi la Procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo ancora a carico d’ignoti. Il reato ipotizzato è incendio doloso. In realtà, dietro il divampare delle fiamme che divorano alberi e arbusti, devastando un territorio già flagellato dall’abusivismo edilizio, si cela qualcosa di più grave. Di più terribile. Lo segnala, fra gli altri, Roberto Saviano: “Il Vesuvio negli anni è diventato un’immensa discarica. Si approfitta dell’estate per bruciare quella che è già una discarica, più bruci più hai la possibilità di conquistare nuove discariche. Altrove – accusa – si appicca il fuoco anche per un altro motivo: i terreni che potrebbero essere destinati a edilizia, se arsi, restano bloccati per 15 anni. Ed ecco l’ennesimo ricatto: o paghi le organizzazioni criminali per le aree edificabili, oppure arrivano le fiamme a bloccare le concessioni edilizie. È finito il tempo in cui potevamo chiamare piromane chi appiccava il fuoco – sentenzia – è finito il tempo delle balle”. Saviano si scaglia poi contro le istituzioni politiche, centrali e locali: “Manca un vero piano d’intervento di difesa dalle fiamme – denuncia – è tutto lasciato al coraggio e all’iniziativa dei vigili del fuoco e della protezione civile. Basta con l’incapacità della politica di far fronte alle emergenze – conclude – e basta con l’inconsapevolezza del Paese che non riesce a capire chi c’è davvero dietro questi disastri”. L’accorata requisitoria dell’autore di ‘Gomorra’ è forse caratterizzata da un’indignazione a tinte troppo forti, tuttavia ha il merito di mettere il dito nella piaga, focalizzando ancora una volta gli interessi che sottendono il disegno criminale di chi soffia sul fuoco senza alcun rispetto dell’incolumità dei cittadini e del territorio che li ospita.