E’ stato il Ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, a spiegare durante l’audizione informale, svolta in videoconferenza il 26 maggio scorso in Commissione Lavori Pubblici del Senato, che il Decreto Semplificazioni, in arrivo prossimamente, supererà le criticità interpretative del Codice Appalti, che troppo spesso danno origine a contenziosi nelle fasi di esecuzione dei contratti. Di che si tratta in concreto? Dalle anticipazioni si evince che saranno accelerate tutte le fasi degli appalti pubblici e ridotti i tempi di approvazione dei contratti di programma RFI e Anas e dell’elaborazione dei programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture. Il Ministro ha comunicato, inoltre, che nel provvedimento in fase di elaborazione dovrebbe esserci anche una norma per coprire i costi della sicurezza in cantiere e per un maggiore utilizzo del massimo ribasso. E il percorso della semplificazione riguarderà anche l’abbreviazione dei termini necessari per ottenere i permessi edilizi.
Il sottosegretario al Mit, Giancarlo Cancelleri – che è poi entrato nel merito della questione relativa all’adozione del “modello Genova” – ha sostenuto che questo modello sia praticabile e che si possano utilizzare i commissari per più di 300 opere del contratto di programma Anas RFI. Più cauta, invece, la De Micheli, che ha ipotizzato commissari per un massimo di 30 opere di grande e media dimensione. Tali rilevanti questioni, come l’entità dei poteri da attribuire ai commissari e i criteri da utilizzare nell’individuazione delle opere prioritarie da sbloccare, dovranno proprio essere chiarite dal Dl Semplificazioni in cantiere. Sul tema è intervenuta anche Fabiana Dadone, Ministro per la Pa, annunciando che nel provvedimento in discussione potrebbero essere inserite norme per facilitare gli interventi di ristrutturazione e rigenerazione urbana attraverso la riduzione del contributo di costruzione, ma anche misure per snellire il funzionamento delle conferenze di servizi e l’utilizzo del silenzio-assenso.
“Introduciamo la precisa attestazione del decorso del silenzio-assenso da parte del Comune o, in mancanza, dal progettista incaricato – ha detto – e prevediamo che qualora una amministrazione adotti un provvedimento fuori tempo massimo, cioè una volta decorso il termine per il silenzio-assenso, questo atto non sia efficace”.
La Dadone ha poi espresso contrarietà sull’utilizzo generalizzato del modello Genova, perchè le norme e le procedure andrebbero “migliorate, non bypassate” e affermando che “sui tanti appalti più piccoli si debba procedere con snellimenti mirati sui processi autorizzatori o con l’eliminazione di vincoli solo formali, puntando soprattutto sulla rigenerazione urbana, sulla manutenzione e riqualificazione del territorio e sulle tante opere diffuse che servono al Paese nel segno della sostenibilità e che creano ricchezza e benessere”.