Domenica 3 giugno, per la loro giornata nazionale, i piccoli musei offriranno biscotti a forma di uovo decorato, spezie, mattonelle in ceramica, sacchetti di fagioli locali con la ricetta per cucinarli, ampolline di olio, matite, oppure una bottiglia di vino in dono a tutti i turisti che andranno a visitarli. Un modo per dire grazie ai e richiamare l’attenzione su questi piccoli ‘gioielli’ presenti nel nostro Paese.
I presidente dell’associazione che ne ha messi insieme circa 400 e li rappresenta dal 2012, ha così commentato “Secondo le nostre stime – dice Giancarlo Dall’Ara, il presidente – sono oltre diecimila, più del doppio di quanto risulta a Istat e ministero. Questo divario tra i numeri si spiega perché la maggior parte non ha tutti gli standard richiesti, ad esempio gli orari di apertura, per essere considerato museo”.
Il museo della Marmolada della Grande Guerra, ad esempio, che si trova a 3000 metri di quota, è il più alto d’ Europa e richiama centomila visitatori l’anno. E cinquantamila ne conta il Museo del Bottone di Sant’Arcangelo di Romagna, allestito in uno spazio di 40 metri quadrati. “In questo caso – spiega Dall’Ara – a mancare è il requisito della catalogazione, difficile quando i pezzi sono più di dodicimila e il lavoro dei curatori è basato sul volontariato”. Uno tra gli ultimi nati è il museo della Bugia, a Le Piastre (Pistoia), che racconta l’arte della menzogna. A Trieste c’è quello dedicato alla Bora. A Lecce la Collezione Spada, raccolta di strumenti musicali antichi suonati dal curatore, un medico, e da sua figlia in costumi d’epoca. Pescando qua e là, a Civitella del Lago (Terni) c’è il museo dell’Ovo Pinto, a Stintino quello della Tonnara, a Pieve Santo Stefano (Arezzo) quello del Diario, per sapere tutto sul miele e le api si va in Val di Sole. Il volontariato, che anima il 55% delle strutture, è il vero motore.
La Festa del 3 giugno vuole celebrare l’impegno e il valore di chi mette il cuore per tenere aperta la porta di questi piccoli musei che hanno grande importanza per l’identità culturale di chi vive in realtà minuscole lontane dai grandi centri. “I visitatori non solo non pagheranno – dice Dall’Ara – ma riceveranno un dono, il tema di questa seconda edizione nella quale sono coinvolte 200 strutture. E’ un gesto che vuole creare un legame con le persone”.
I piccoli musei hanno avuto un boom dal 2000. Il 60% è stato aperto a partire dal 2001. Il 37% è gestito da associazioni. Il 31% fa capo ad enti pubblici. Il 56% ha avuto il riconoscimento regionale. Su cento, 38 si trovano in una città o in un centro urbano con oltre diecimila abitanti; il 41% in un paese tra i 5 mila e i 10 mila abitanti, il 21% in borghi con meno di cinquemila abitanti. In media nel 2017 ogni museo ha avuto 4.300 visitatori.
In vista della Festa Nazionale è previsto il 18 e il 19 maggio, un incontro dei responsabili dei Piccoli Musei a Rovereto, per discutere di gestione, linee di sviluppo, sostegni e finanziamenti.
“I ‘fratelli minori’ dei grandi spazi espositivi non vogliono né potrebbero competere con le strutture più titolate ma non vogliono restare senza voce o ai margini. La differenza sta nella relazione con il visitatore. L’identità di un’esposizione di questo tipo è legata al gestore che l’ha pensata e progettata. Si entra in un racconto, in una storia del luogo, del paese, della passione del collezionista. La festa – conclude Dall’ Ara – è un invito a entrare nel cuore di un piccolo museo”.