La scorsa settimana, per la prima volta, la Corte dei conti ha approvato un’unica relazione sulla gestione finanziaria dei 23 Enti parco nazionali dipendenti dal controllo della Sezione per gli esercizi dal 2014 al 2016. L’iniziativa ha consentito di approfondire i risultati dell’attività economico-finanziaria di ciascuno Ente Parco, come pure l’intero andamento del settore sotto il profilo delle attività, dei costi e dei risultati attraverso diverse comparazioni. Vediamo così che la spesa per il personale, che si è complessivamente ridotta negli esercizi 2015 e 2016, incide sul totale della spesa corrente per oltre il 30 per cento nei tre esercizi, ma presenta profili disomogenei.
Il confronto dei dati relativi alle fonti di finanziamento mostra che, per gran parte degli Enti, le entrate per trasferimenti statali rappresentano oltre il 90 per cento delle entrate complessive. Anche negli esercizi riferiti agli apporti finanziari degli Enti territoriali e le entrate proprie di ogni Parco sono stati di dimensioni piuttosto modeste, ad eccezione dei Parchi nazionali delle Cinque Terre e del Vesuvio, le cui entrate proprie mostrano un’incidenza media superiore al 70 per cento.
Le entrate in conto capitale si sono progressivamente ridotte, fino, in qualche caso, ad azzerarsi.
L’elevato livello dei residui, sia attivi che passivi, appesantisce i bilanci, nonostante il triennio evidenzi nel complesso un andamento costante di riduzione del peso dei medesimi.
Il saldo della gestione economica dell’intero settore è positivo negli esercizi 2014 (8.312.171 euro) e 2015 (8.827.436 euro), mentre assume segno negativo nell’esercizio 2016 (-2.334.537 euro).
La consistenza patrimoniale del comparto registra una tendenza in progressiva crescita, attestandosi al 31 dicembre 2016 a 246,1 milioni di euro, per effetto degli avanzi economici complessivi registrati nel 2013, nel 2014 e nel 2015, tutti portati a nuovo e tali da assorbire il risultato negativo dell’esercizio stesso.
L’esame dell’intero sistema degli Enti parco evidenzia criticità sia nell’attuazione della legge quadro n. 394 del 1991, sia di carattere gestionale ed economico-finanziario, riguardanti in particolare: la complessità delle procedure di adozione degli atti di pianificazione, che ha comportato un’eccessiva dilatazione dei tempi di approvazione, tanto che per molti (a distanza di oltre 26 anni dall’entrata in vigore della suddetta legge) il procedimento è ancora in itinere; l’inadeguatezza del modello organizzativo che, in quanto unico, non tiene conto delle peculiarità territoriale e demografica di ciascun Ente; tra le fonti di finanziamento, l’assoluta prevalenza dei trasferimenti statali, la carenza di contributi finanziari degli Enti territoriali, la sostanziale irrilevanza delle entrate proprie; una situazione di deficit economico strutturale di alcuni Enti parco che richiede una particolare attenzione, anche da parte del Ministero dell’Ambiente.