A due anni di distanza dal sisma che il 24 agosto del 2016 ha devastato parte del Centro Italia, la ricostruzione procede con un ritmo troppo lento. A dirlo è Legambiente che parla anche di maggiore sostegno ai Comuni. A essere troppo lenta è soprattutto la riqualificazione delle scuole e la rimozione delle macerie. A confermarlo i dati raccolti dall’Associazione ambientalista nel report “Lo stato di avanzamento dei lavori nelle aree post terremoto” dove viene fatto anche il punto sulla consegna delle SAE e la messa in sicurezza del patrimonio culturale. Attraverso il lavoro di rilevazione dei dati, Legambiente torna a denunciare i ritardi dovuti soprattutto alla mancanza di una pianificazione preventiva.
Nonostante in questi anni con le tre ordinanze (14 e 33 del 2017; la 56 del 2018) siano stati previsti interventi di ristrutturazione e nuove edificazioni per 235 edifici scolastici, i tempi di realizzazione risultano ancora lontani visto che la maggior parte dei cantieri sono ancora in fase di progettazione o di attuazione. Delle 21 scuole individuate con la prima ordinanza, che sarebbero dovute essere realizzate entro l’anno scolastico 2017-2018, di fatto ne sono state ricostruite solo tre: quella per l’infanzia di Via Don Petruio a Fabriano, la scuola Romolo Capranica ad Amatrice e la scuola di Crognaleto. Ad oggi, inoltre, risultano avviati soltanto i lavori di edificazione delle scuole di Giano e Foligno in Umbria, dei Poli scolastici di Macerata e San Ginesio nelle Marche e della scuola di Accumuli nel Lazio.
Per quanto riguarda le macerie pubbliche, sono 1.077.037 (il 40% del volume complessivo) quelle che, al 31 luglio 2018, risultano essere state rimosse nelle quattro regioni interessate dal sisma (Abruzzo 12% di macerie raccolte, Marche 43%, Lazio 39% e Umbria 72%) su un totale stimato di 2.667.000 tonnellate. Il motivo principale dei ritardi è dovuto al tempo necessario per far partire la macchina burocratica.
E’ ancora Legambiente a ricordare che a maggio 2017, a dieci mesi dalle prime forti scosse, era stato raccolto solo il 4% di macerie. La mancanza di pianificazione preventiva è stata un grande freno alla ripartenza dato che ci sono voluti mesi per individuare e autorizzare siti temporanei idonei a conferire le macerie. In Abruzzo il sito presso la Cava di Mozzano a Capitignano, che riceve i detriti di Campotosto, Capitignano e Montereale, è stato reso operativo solo ad aprile 2018. La mancanza di mappe del materiale pericoloso e di quello storico ha rallentato ulteriormente la rimozione. I tempi delle demolizioni e quelli della rimozione, affidati a soggetti diversi, molto spesso purtroppo non vengono coordinati. Vi è poi il problema della gestione delle macerie private, quelle che in itinere saranno prodotte dalle demolizioni da parte dei privati appunto, di cui manca una stima e la partita innovativa da giocare legata al recupero degli inerti. In Umbria solo il 20% delle 70 mila tonnellate di inerti finora è stato utilizzato dai comuni. Nelle Marche le imprese a cui vengono conferiti gli inerti sono a rischio saturazione, se non si sollecita e si organizza la domanda di aggregati riciclati nella ricostruzione. Stesso discorso per Lazio e Abruzzo.
Alla luce di tutto ciò, Legambiente lancia le sue proposte al Governo per una ricostruzione più celere e di qualità a partire da un maggiore e significativo sostegno ai Comuni, con personale adeguato numericamente e professionalmente; e avviando una discussione seria e aperta su come dotare il nostro paese di una legge quadro per affrontare le emergenze, che faccia tesoro dell’esperienza, per evitare che per ogni disastro si ricominci ogni volta daccapo, secondo il Governo di turno. In particolare l’associazione chiede all’Esecutivo di istituire una struttura nazionale di coordinamento che collabori e aiuti gli Enti locali.
“È ormai sempre più evidente che la ricostruzione nel centro Italia continui a incontrare problemi, procedendo a rilento e a fatica rispetto a interventi fondamentali che riguardano edifici pubblici e privati. In questi due anni dal sisma – ha detto il vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini, – si è continuato a intervenire con provvedimenti tampone, decreti e emendamenti alle norme vigenti. Per far accelerare sul serio la ricostruzione occorre rafforzare il supporto agli Enti Locali e costruire un quadro organico di riferimenti normativi per accelerare e rendere finalmente trasparenti le procedure di interventi. A ricordarci quanto sia urgente un cambio di passo sono i territori di Marche, Molise, Abruzzo e Emilia Romagna che in questi mesi hanno continuato a tremare. Al Governo chiediamo di fare chiarezza rispetto a come intende attrezzarsi per gestire i rischi del territorio italiano dopo che in questi anni sono stati tolti poteri e compiti della protezione civile e che nelle scorse settimane sono state chiuse le strutture di missione su scuole e dissesto, oltre che Casa Italia. A nostro avviso è fondamentale che l’Esecutivo istituisca in tempi rapidi una struttura nazionale di coordinamento per affrontare i rischi del territorio italiano, che collabori e aiuti gli Enti Locali. Una sfida fondamentale riguarda sicuramente la gestione delle macerie, e il nostro auspicio è che il ministro dell’Ambiente Costa, che ha appena ricevuto la delega sull’economia circolare, possa svolgere in questo campo un forte ruolo di indirizzo e coordinamento nei confronti delle Regioni”.