I Comuni sono sempre meno attivi sul fronte della lotta all’evasione fiscale. Nel 2016 gli accertamenti realizzati dall’Agenzia delle Entrate con il contributo degli enti locali sono diminuiti del 41,3% rispetto al 2015. In calo anche le somme riconosciute loro per tale attività. E’ quanto evidenzia la Corte dei Conti nel Rendiconto generale. Un calo, quello dell’anno scorso, che conferma un trend in atto da anni. Si è scesi da 3.455 accertamenti del 2012 a 1.156 del 2016, passando per i 2.916 del 2013, i 2.701 del 2014 e i 1.970 del 2015.
Nonostante l’innalzamento della quota riconosciuta ai Comuni, che dal 33% inizialmente previsto, è passata prima al 50% e poi dal 2012 al 100%, dunque, l’impegno degli enti nel contrasto all’evasione erariale registra un progressivo rallentamento . Diverse le ragioni di tale disimpegno. “Anzitutto – spiega Guido Cstelli, delegato Anci alla fiscalità e Sindaco di Ascoli Piceno – abbiamo notato che rispetto alle nostre segnalazioni l’Agenzia delle Entrate ha sempre maggiori difficoltà a lavorarle. All’inizio, quando la normativa fu introdotta vi fu una adesione significativa dei Comuni, soprattutto nelle regioni del Centro. Siccome tale attività di segnalazione comporta un lavoro e l’impiego di risorse da parte dei Comuni, nel tempo gli enti – aggiunge Castelli – hanno deciso di concentrare l’attività di collaborazione, che all’inizio riguardava anche casi di piccola evasione, sui casi più significativi dai quali ci si attende un risultato economico in termini di recupero adeguato. E ciò anche per evitare di utilizzare risorse per un’attività dispendiosa non sempre in grado di produrre un ritorno.
Quanto ai dati, la Corte dei Conti sototlinea che nel periodo 2012-2016 la diminuzione degli accertamenti realizzati con il contributo dei Comuni ha raggiunto il 66,5%. A livello regionale i Comuni che maggiormente hanno utilizzato lo strumento nel 2016 sono quelli della Calabria, con 230 segnalazioni, seguiti dagli enti della Lombardia con 161 segnalazioni e dall’Emilia Romagna con 160 segnalazioni. Fanalino di coda la Basilicata con zero segnalazioni, preceduta da Valle d’Aosta con una segnalazione, Abruzzo con 4 e Molise con 5 segnalazioni. Nel quinquennio il crollo più significativo nelle segnalazioni si è registrato in Lombardia passata da 1.127 del 2012 a 161 del 2016 e in Emilia Romagna passata da 1.061 a 160.
In calo anche le somme riconosciute dal fisco ai Comuni. Nel 2015 l’ammontare complessivamente riconosciuto è diminuito di oltre il 22,6% rispetto al 2014, passando da 21,7 milioni a 16,8 milioni. La parte del leone negli incassi l’hanno fatta gli enti di Lombardia (6,4 mln) ed Emilia Romagna (4,4 mln) che nel 2015 hanno assorbito il 64,6% del totale, seguiti da quelli del Piemonte che hanno incassato 1,2 milioni, della Liguria con 1,1 mln, del Veneto con 1,0 mln e della Toscana con 960 mila euro.
Per invertire la tendenza al ribasso e promuovere il rilancio dell’attività antievasione dei Comuni, Castelli ritiene che occorra superare l’attuale meccanismo premiale. “Da tempo – spiega – i Comuni chiedono un riordino delle loro funzioni. All’interno di tale processo bisogna introdurre la lotta all’evasione tra le funzioni fondamentali obbligatorie. Solo così tutti gli enti saranno tenuti a impegnarsi in maniera strutturale e continuativa nel contrastare chi non paga le tasse”.