Si espande la green economy. Lo conferma GreenItaly 2018, il nono rapporto della Fondazione Symbola e di Unioncamere che fa il punto su quantità, caratteristiche e dimensioni delle aziende che hanno investito o prevedano di farlo entro la fine dell’anno in prodotti e tecnologie verdi per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di C02. Il risultato è incoraggiante: sono oltre 345 mila le imprese italiane, un quarto del totale, che negli ultimi 5 anni hanno puntato sulla green economy. Imprese che risultano essere più competitive, esportando e assumendo di più. Dunque, un trend green in continua crescita.
In particolare, il rapporto, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e promosso in collaborazione con il Conai e Novamont, segnala il dinamismo delle imprese del manifatturiero (da 5 a 499 addetti). Nel 2017, il 34% delle aziende che ha puntato sul green ha visto aumentare il proprio export contro il 27% di quelle che non lo hanno fatto; mentre il 32% ha registrato un fatturato più alto contro il 24% e il 79% ha sviluppato attività di innovazione contro il 43%. Innovazione che guarda anche a tecnologie d’impresa 4.0 con il 26% contro l’11%. Dati positivi anche in materia di occupazione: alla green economy si devono quasi 3 milioni di posti di lavoro, il 13% del totale nazionale; percentuale che sale al 15% nel settore manifatturiero. Un valore destinato a crescere ancora entro l’anno, con una domanda di 474mila green jobs, il 10,4% di tutte le richieste per il 2018. Crescono anche le professioni green- conferma il rapporto – si va dagli ingegneri energetici agli agricoltori biologici, dagli esperti di acquisti verdi ai tecnici meccatronici e agli installatori di impianti termici a basso impatto.
“Oggi un quarto delle nostre imprese parla il linguaggio della green economy, che significa rispetto per l’ambiente, tutela del territorio e delle sue risorse”, ha commentato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Una scelta coraggiosa e vincente compiuta da una quota rilevante delle nostre imprese – gli ha fatto eco il presidente di Symbola, Ermete Realacci – che negli anni bui della crisi è diventata una reazione di sistema, una sorta di missione produttiva indicata dal basso, spesso senza incentivi pubblici”. Realacci ha poi voluto ricordare la leadership europea nelle performance ambientali raggiunta dalle imprese, che fa il paio con i primati internazionali nella competitività. L’Italia, con 307 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto dalle imprese, è molto più efficiente della media Ue (455 tonnellate). E’ poi al secondo posto per consumi energetici per unità di prodotto, passando dalle 17,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 a 14,2 di oggi. Note positive validate dal rapporto pure in materia di riduzione delle emissioni in atmosfera e dei rifiuti, come anche per quanto riguarda l’economia circolare. A questo proposito, per ogni chilogrammo di risorsa consumata l’Italia genera, a parità di potere d’acquisto, 4 euro di Pil contro una media europea di 2,2 e valori tra 2,3 e 3,6 di tutte le altri grandi economie continentali.