L’annuncio dato dal neo presidente americano di voler costruire un muro ai confini sud del Paese per bloccare l’immigrazione clandestina dal Messico sta scatenando una ridda di polemiche e di proteste all’interno e all’esterno degli Stati Uniti. Eppure, di muri il pianeta è pieno. Muri che tentano di frenare lo tsunami delle migrazioni incontrollate, vero e proprio lato oscuro della globalizzazione, entrata indubbiamente in una fase generale di stallo. Vale la pena, pertanto, di effettuare una rapida panoramica sulla diffusione delle barriere nel mondo per fornire alla discussione in corso dati oggettivi di confronto.
– USA-MESSICO: Il confine tra i due Paesi è lungo 3.200 km. Le prime barriere sono comparse nel 1991, ma nel 1994 gli Stati Uniti hanno ufficializzato il rafforzamento delle operazioni di sorveglianza e hanno ampliato il muro nel quadro della Operation Guardian. Dunque il muro esiste già, semmai si tratta di ampliarlo e potenziarlo.
– GRAN BRETAGNA: il 7 settembre scorso le autorità britanniche hanno annunciato di essere pronte a finanziare la costruzione di un muro lungo l’autostrada che costeggia la ‘Giungla’ di Calais, nel nord della Francia, smantellata nei giorni scorsi. Il ‘nuovo’ tratto dovrebbe essere un proseguimento di quello già esistente: sarà alto quattro metri e correrà per un chilometro lungo i due lati dell’arteria stradale.
– UNGHERIA-SERBIA: A un anno dalla costruzione del primo ‘muro difensivo’ al confine con la Serbia (175 km di filo spinato, alto 4 metri), l’Ungheria ha annunciato nelle scorse settimane una nuova barriera fortificata anti-migranti lungo la stessa frontiera meridionale.
– MACEDONIA-GRECIA: Alla fine del 2015 Skopje ha iniziato la costruzione di una barriera al confine nei pressi di Idomeni, in territorio greco, dove si trova un enorme campo profughi.
– CISGIORDANIA: La barriera di separazione è un sistema di barriere fisiche, costruito da Israele in Cisgiordania a partire dalla primavera del 2002 sotto il nome di security fence allo scopo di impedire fisicamente l’intrusione dei terroristi palestinesi dopo la stagione degli attentati suicidi. Questa barriera, il cui tracciato di circa 700 km è stato ridisegnato più volte a causa delle pressioni internazionali, consiste in una successione di muri, trincee e porte elettroniche. Il progetto ha suscitato grande controversia. Nel 2004 la barriera è stata definita illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia all’Aja.
– BOTSWANA-ZIMBABWE: Il Botswana ha annunciato nel 2003 la costruzione di una barriera elettrica metallica al confine con lo Zimbabwe. Lunga 500 chilometri per un’altezza di due metri, ufficialmente è stata edificata con lo scopo di prevenire la diffusione tra il bestiame di malattie infettive da altri Paesi. Di fatto la barriera elettrica voleva essere un’ostacolo opposto dai civili in fuga dal vicino Zimbabwe.
– ARABIA SAUDITA-YEMEN: Riad ha costruito un muro di cemento al confine con lo Yemen, equipaggiato con le più sofisticate e moderne apparecchiature elettroniche di sorveglianza. Il muro dovrebbe ‘proteggere’ il Paese dagli immigrati provenienti dallo Yemen. Il re saudita Abdallah ha anche annunciato la costruzione di quasi 900 chilometri di barriere e posti di controllo a difesa dalle infiltrazioni jihadiste dello Stato Islamico dall’Iraq.
– CEUTA E MELILLA: Nelle due enclavi spagnole situate in Marocco, oltre lo Stretto di Gibilterra, sono state edificate due barriere di filo spinato – rispettivamente di 8,2 km e 12 km – per bloccare l’accesso in massa degli immigrati che mirano a raggiungere l’Unione europea. Costruite alla fine degli anni Novanta, da allora sono state innalzate fino a raggiungere l’altezza di 6 metri.