«Se andrò a votare voterò no – dice Galletti – Non è strano, credo che col referendum si affronta il problema dell’ambiente con l’ideologia, e invece noi dobbiamo valutare i temi ambientali dal punto di vista scientifico. Se vogliamo evitare di trivellare dobbiamo puntare sull’economia sostenibile, cioè un’economia che usa sempre meno petrolio, e rendere le trivellazioni inutili. Ma fino a che abbiamo un’economia che va ancora col petrolio, è ipocrita: se non lo trivelliamo noi, dobbiamo comprarlo all’estero. E forse è più pericolosa la petroliera che attraversa i nostri mari che la piattaforma petrolifera sul territorio. Noi rispetto alle norme Ue abbiamo la normativa più stringente».
«Le piattaforme in Italia sono 195, di cui 11 sono potenzialmente pericolose: e sono tutte vecchie perché adesso le trivellazioni dopo le 12 miglia sono vietate. Da quando sono ministro di autorizzazioni alla trivellazioni ne è stata data una. Il quesito referendario non affronta il tema delle trivelle, ma il tema della durata delle concessioni. La concessione dura trent’anni, passato un terzo viene automaticamente estesa per altri dieci anni, dopodiché può automaticamente essere rinnovata altre due volte per cinque anni. In totale parliamo di 50 anni. L’obiettivo sarebbe quello di arginare la durata e ridurre gli investimenti», spiega Galletti. «Sembra chiedere alla gente se è contrario o no alle trivelle», sottolinea il ministro. «Ma il ragionamento è molto più avanzato: il referendum mi sembra del tutto ideologico. E che non mi si dica che è un problema di turismo, è sleale dirlo: io piuttosto che occuparmi delle piattaforme in mare, mi occuperei della depurazione delle acque, della chiusura delle discariche abusive, che non fanno certo bene al turismo». «Se vincesse il sì ci sarebbero diecimila posti di lavoro in meno», sottolinea Galletti. «Se passa il referendum non succede niente il giorno dopo, voglio essere chiaro, ma dai un segnale negativo all’economia».
«Abbiamo in campo progetti importantissimi, che abbiamo accelerato anche dopo l’emergenza di quest’inverno sulle polveri sottili. Abbiamo un bando di 900 milioni per ‘efficientamento energetico’, un altro bando in arrivo di 250 milioni per l’efficientamento energetico per le scuole, altri 35 per la mobilità sostenibile, 250 per le Regioni per acquistare autobus nuovi ecologici. Tutto questo fa 2 miliardi di euro: qua ci vuole una progettazione forte da parte delle Regioni, non è un problema di soldi. I soldi spesso ci sono ma non si riescono a spendere bene».
«Dati scientifici che dimostrino che le trivelle fanno bene alla costa non esistono. Noi facciamo ventimila analisi all’anno intorno alle piattaforme, solo una non è risultata dentro i parametri. Tutte le analisi che facciamo sono nei parametri europei. Se noi facciamo passare l’idea che l’ambiente è contro lo sviluppo, non faremo niente. Dobbiamo convincere le persone, e le imprese, a fare le cose in maniera sostenibile perché è anche conveniente. Il 2014/15 per la prima volta è stato un anno in cui è cresciuta l’economia ma con riduzione di Co2. Chi prima lo capisce, sarà dentro al mercato, chi non lo capisce, sarà fuori», agguinge Galletti.
L’attività estrattiva, ricorda Galletti, incide per il 10% per il gas e per il 7% per il petrolio sul fabbisogno italiano.