L’allarme è globale: nel mondo le zone umide stanno scomparendo più velocemente di qualsiasi altro ecosistema. Basti pensare che dal 1900 a oggi, a livello mondiale, è andato perso circa il 60% delle zone umide naturali, con conseguente estinzione di numerose specie vegetali e animali.
A livello globale vi è una crescente attenzione su come gestire e mitigare le crisi idriche nel contesto della pianificazione e dello sviluppo urbano. In particolare, la rapida urbanizzazione e lo sviluppo di alloggi, industria e infrastrutture di trasporto possono preservare preziosi ecosistemi e le loro capacità di regolare i flussi d’acqua, stabilizzare le coste e ridurre l’impatto delle tempeste.
La tutela e il ripristino delle zone umide, anche nella pianificazione urbana, sono azioni fondamentali per ridurre il rischio climatico e l’impatto di alluvioni e siccità. E’ il messaggio che la conferenza ‘Reducing urban water risks in a changing climate’, organizzato a Bruxelles dall’organizzazione Wetlands International, lancia in preparazione del Forum europeo sulla riduzione del rischio, in programma in Italia dal 21 al 23 novembre.
Durante la conferenza, tenuta nella sede della Rappresentanza permanente olandese presso l’Ue, sono stati presentati progetti di ripristino di pianure alluvionali ed esempi di adattamento urbano come Copenhagen, Bologna e Monaco. “Non solo le aree umide possono proteggere i centri urbani in caso di alluvioni e eventi climatici estremi – ha dichiarato Cy Griffin di Wetlands International – ma aiutano a riqualificare parti di città migliorando la qualità della vita di chi vi abita”.