All’interno del Parco Regionale dell’Appia Antica ci sono 11 ettari, ‘sfuggiti’ all’esproprio del 2005 In un’area che ricade in quegli ettari potrebbe celarsi una piccola ‘Pompei’ romana, un sito ‘sigillato’, in cui il tempo si è fermato e il cui studio potrebbe riscrivere la storia di Roma. Potrebbe infatti trattarsi del Santuario di Marte, ricercato fin dal ‘500 e mai rinvenuto, e che oggi potrebbe celarsi sotto i rottami dell’attività di ‘sfasciacarrozze’ sovrastante.
La scoperta è recente e a raccontarla all’Adnkronos è Roberto Federici del Comitato Parco della Caffarella che sulla questione ha lavorato a lungo.
Dopo aver chiesto, senza successo, la documentazione all’assessore al Patrimonio della giunta Marino, a Tronca e dopo un esposto al prefetto, “siamo ricorsi al vice segretario generale del Comune, Mariarosa Turchi, che ad aprile di quest’anno ci ha concesso la documentazione dell’assessorato al Patrimonio. Contestualmente, abbiamo ricevuto la documentazione dall’Ente Parco e dalla sovrintendenza archeologica, che non hanno avuto problemi a fornircela”.
Dal confronto tra i documenti, è emerso “Che questi 11 ettari espropriati sono stati lasciati di fatto ai vecchi proprietari. Ora, abbiamo scritto al sindaco Virginia Raggi – spiega Federici -, agli assessori competenti e ai due municipi interessati, il VII e l’VIII”. Dal sindaco non è ancora arrivata risposta, “ma abbiamo saputo che un consigliere comunale, in risposta a una delle tantissime mail che i cittadini hanno inviato al Comune sulla vicenda, ha fatto sapere di essersi attivato per attivare una commissione congiunta Ambiente-Patrimonio che ci convocherà per affrontare la questione”.
Nel frattempo però ci stiamo perdendo un vero e proprio patrimonio, dal valore storico e archeologico incalcolabile. A spiegarlo è l’archeologa Rachele Dubbini. “La Valle dell’Almone è strettamente legata alle origini di Roma perché ospitava uno dei culti più antichi, quello di Marte, padre fondatore di Roma, il cui santuario è stato cercato e ricercato sin dalla ripresa degli studi umanistici nel 500”.
Lo hanno cercato in molti ma nessuno lo ha mai trovato, finché casualmente negli anni 70, durante i lavori per realizzare il condotto della Caffarella, furono rinvenute delle strutture di epoca Repubblicana che non furono però identificate. “La sovrintendenza fece questi scavi in grande emergenza e quindi fu costretta a ricoprire tutto. Queste strutture – spiega l’archeologa – si trovano esattamente nello spazio utilizzato come parcheggio dal proprietario di un concessionario, che ha anche un’attività di ‘sfasciacarrozze’. Una “piccola Pompei”, è la definizione utilizzata da Dubbini, “perché queste strutture furono abbandonate già nell’antichità e questo significa che questi ambienti sono ‘sigillati’, e cioè che da allora più nessuno li ha frequentati. Potrebbero quindi ancora contenere tutti i materiali relativi alle fasi più antiche di questo santuario, grazie ai quali potremmo conoscere le origini della città di Roma”.
Insomma, se queste strutture appartengono davvero al Santuario di Marte, “potremmo riscrivere la storia di Roma, sarebbe una scoperta sensazionale. Ma finché quest’area non viene resa pubblica non è possibile procedere con le indagini, questo è il primo nodo da sciogliere”.
Non solo il santuario di Marte, ma tutte le aree sottratte alla fruizione pubblica, che si affacciano direttamente sull’Appia Antica, comprendono la zona umida dell’Acquataccio e il laghetto della Caffarella dal grande valore naturalistico e paesaggistico, l’area in prossimità della chiesa Domine Quo Vadis e quella del Sepolcro di Geta.
Sul sito del Parco Regionale dell’Appia Antica è possibile visionare la mappa degli espropri nella Valle della Caffarella, con lo stato dell’arte dei procedimenti.