Il Governo che verrà si troverà a gestire una grana fiscale impegnativa che si riverbererà poi, a cascata, sui contribuenti: una mazzata di 60 miliardi di tasse in più distribuiti nei prossimi tre anni. Lo rivela il Centro studi di Unimpresa chiarendo che si dovranno sommare i 30 miliardi derivanti dall’aggravio Iva, che porterà il balzello sui consumi sino al 25% nel periodo 2019-2020, ad altri 30 miliardi che i contribuenti dovranno pagare in virtù di una serie di misure contenute nell’ultima Legge di Bilancio. Si tratta di ben 27 voci contenute nella manovra approvata a fine 2017, ben celate tra le pieghe dei documenti contabili e poco conosciute dal grande pubblico. Vale in tal senso il commento di Claudio Pucci, vicepresidente di Unimpresa: “Cittadini e imprese, spremuti all’inverosimile, si preparano ad aprire il portafogli per sostenere i conti pubblici. I contribuenti vengono chiamati a coprire i fallimenti dei Governi che non sono riusciti a tagliare gli sprechi nel bilancio pubblico e zavorrano i conti dello Stato; la Spending Review è stata una clamorosa barzelletta”.
Entrando nel dettaglio, Unimpresa spiega che quest’anno il gettito tributario complessivo salirà di 11,7 miliardi, nel 2019 crescerà di 9,5 miliardi e nel 2020 aumenterà di 8,3 miliardi. Dalle misure sulla fatturazione elettronica derivano aumenti delle entrate per 202,2 milioni, 1,6 miliardi e 2,3 miliardi per un totale di 4,2 miliardi nel triennio. La stretta sulle frodi nel commercio degli oli minerali “vale” 272,3 milioni, 434,3 milioni e 387 milioni per complessivi 1,09 miliardi. La riduzione della soglia dei pagamenti della pubblica amministrazione a 5.000 euro frutta all’erario 145 milioni, 175 milioni e 175 milioni per complessivi 495 milioni.
Dai nuovi limiti alla compensazione automatica dei versamenti fiscali, continua Unimpresa, derivano 239 milioni l’anno per tutto il triennio, con un totale di 717 milioni. L’aumento dal 40 al 55% (per il 2018 e per il 2019) e al 70% (dal 2020) degli anticipi delle imposte sulle assicurazioni porteranno più entrate pari a 480 milioni nel 2018 e nel 2020 per 960 milioni complessivi. Il ridimensionamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale vale 377,9 milioni per il 2018, 377,9 milioni per il 2019 e 507,9 milioni per il 2020 per un totale di 1,2 miliardi. Le nuove disposizioni in materia di giochi valgono in totale 421,2 milioni (rispettivamente 120 milioni 150,6 milioni e 150,6 milioni). Sono sei, in tutto, le voci che riguardano le detrazioni per spese relative alla ristrutturazione edilizia o alla riqualificazione energetica: un “pacchetto” che porta a un incremento di gettito, rispettivamente, per 145,3 milioni, 703,7 milioni e 4,3 milioni per un totale di 853,3 milioni. I cosiddetti “effetti riflessi” derivanti dai rinnovi contrattuali e dalle nuove assunzioni portano a maggiori entrate per 1,02 miliardi, 1,08 miliardi e 1,1 miliardi per complessivi 3,2 miliardi. Il differimento al 2018 dell’entrate in vigore della nuova Iri (imposta sui redditi) “vale” 5,3 miliardi nel 2018, 1,4 miliardi nel 2019 e 23,2 miliardi nel 2020 per un totale di 6,8 miliardi in più di tasse. Altri 4,04 miliardi complessivi, nel triennio in esame, sono legati all’imposta sostitutiva sui redditi da partecipazione delle persone fisiche: 1,2 miliardi nel 2018, 1,4 miliardi nel 2019 e 1,4 miliardi nel 2020. Vi sono, poi, altre 11 voci, piccole misure e interventi vari, che comportano 5,4 miliardi aggiuntivi di entrate nel triennio: 2,1 miliardi nel 2018, 1,8 miliardi nel 2019 e 1,4 miliardi nel 2020, conclude l’associazione. Insomma, una valanga di piccoli e medi aumenti che, messi iniseme, determinano un effetto cocktail devastante.