Queste zone sono rese uniche da una storia mineraria peculiare e dal ruolo che ha avuto il lungo percorso dell’industria estrattiva dell’Isola. E proprio qui la scorsa settimana i ministri dello Sviluppo Economico, dell’Istruzione e della Ricerca ed il ministro per i Beni Culturali, hanno sottoscritto l’intesa con il ministro dell’Ambiente sul decreto di riforma del Parco geominerario. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, aveva già dato il suo assenso e anche la comunità del Parco si era espressa positivamente. I punti principali della riforma sono la semplificazione della gestione e dei controlli ministeriali preventivi, il maggior ruolo delle istituzioni territoriali nella gestione, la partecipazione delle associazioni. Di fondamentale importanza la riclassificazione del territorio del Parco in sub aree in funzione della rilevanza storica e culturale. I controlli saranno graduati in coerenza con un drastico alleggerimento della burocrazia. Il parco estende la competenza all’intera Sardegna per la geologia, risolvendo così una condizione per la permanenza nella rete mondiale dei parchi, riconosciuta dall’Unesco. Il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, che ha coordinato la riforma per conto della Regione, esprime soddisfazione per il risultato ottenuto grazie alla cooperazione fra istituzioni. “Auspichiamo – ha detto Cherchi – che le istituzioni territoriali procedano rapidamente alle nomine e a tutti gli atti di competenza con l’obiettivo di rilanciare l’attività del parco geominerario”. La Sardegna è unica nel Mediterraneo per caratteristiche ambientali, geologiche, biologiche, per i paesaggi naturali spettacolari nella morfologia delle coste e dei rilievi interni, le cavità sotterranee e le aree archeologiche che ne fanno per varietà e rilevanza, un piccolo ma intero continente. L’attività mineraria ha modellato il paesaggio e insieme l’antica cultura delle popolazioni minerarie creando un ambiente in cui il fascino della storia accompagna cittadini e turisti tra le splendide testimonianze di archeologia industriale, in mondi sotterranei e a contatto con la natura sarda. Suggestivi villaggi operai, pozzi di estrazione, migliaia di chilometri di gallerie, impianti industriali, antiche ferrovie, preziosi archivi documentali e la memoria di generazioni di minatori rendono il Parco una nuova ricchezza culturale da scoprire.