Con l’approvazione, qualche giorno fa, al Parlamento europeo di Strasburgo (dopo anni di stop and go) del pacchetto sull’economia circolare non si chiude un cerchio, ma anzi si apre la strada a un nuovo modello di sviluppo. La Commissione europea ha adottato un nuovo, ambizioso pacchetto di misure sull’economia circolare per aiutare le imprese e i consumatori europei a compiere la transizione verso un’economia più forte e più circolare, in cui le risorse siano utilizzate in modo più sostenibile. Le azioni proposte contribuiranno a “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il riciclaggio e il riutilizzo e arrecando vantaggi sia all’ambiente che all’economia. I piani mirano a fare il massimo uso di tutte le materie prime, i prodotti e i rifiuti e a ricavarne il massimo valore, favorendo i risparmi energetici e riducendo le emissioni di gas a effetto serra. In questo contesto l’Italia è uno dei paesi più avanti sull’economia circolare. Tra i grandi paesi europei, come certifica Eurostat, l’Italia è quello con la quota maggiore di materia circolare (materia prima seconda) impiegata dal sistema produttivo: quasi un quinto del totale (18,5%), ben davanti alla Germania (10,7%) unico paese europeo più forte di noi nella manifattura. E le nuove iniziative non mancano. L’economia circolare italiana in Europa in modo coordinato e con un ruolo di prima linea, una ‘italian way for circular economy’. L’Enea, unico membro italiano e rappresentante del mondo della ricerca nel Gruppo di coordinamento della Piattaforma europea per l’economia circolare Ecesp (European circular economy stakeholder platform), ha presentato oggi la Piattaforma italiana per l’economia circolare (Italian circular economy stakeholder platform- Icesp) che così come quella europea è “un network di network” con l’obiettivo di “creare un punto di convergenza nazionale sulle iniziative, le esperienze, le criticità, le prospettive e le aspettative sull’economia circolare che il sistema Italia “vuole e può rappresentare in Europa con un’unica voce, promuovendo il modo italiano di fare economia circolare”, una ‘italian way forcircular economy’ insomma. Oggi nella sede Enea di Roma la firma della carta Icesp. I Gruppi di lavoro Icesp sono aperti alla partecipazione dei portatori di interesse italiani delle imprese, delle istituzioni, della ricerca e della società civile attivi e interessati alla transizione verso l’economia circolare, con Enea a fare da interfaccia con l’Unione europea a valle dell’approvazione del pacchetto Ue sul tema. Mappare le iniziative italiane, diffondere la conoscenza i primi compiti, per un approccio uniforme degli Stati membri, ma “a partire dai territori e dalle tradizioni culturali”, segnalano da Enea, per trasferire ‘l’italian way’, insomma. “L’economia circolare in questo momento è assolutamente di moda e piace a tutti, però non vuol dire solo smaltimento intelligente dei rifiuti ma partire dal primo step del processoproduttivo e pensare a come ottenere il risultato finale- spiega Federico Testa, presidente Enea- noi ci crediamo molto perché siamo assolutamente convinti che se vogliamo passare dagli slogan alla realtà serve tanta competenza”. Ora, però, “c’è bisogno di mettere attorno al tavolo chi ci vuole lavorare davvero e iniziare a fare sul serio- spiega Testa- É molto difficile ma si deve iniziare per coordinare tante iniziative sul territorio che spesso non si parlano”. Enea “ha avuto l’opportunità di entrare nella piattaforma europea degli stakeholeder e ne siamo orgogliosi, quindi vogliamo replicare questo schema a livello nazionale e territoriale,perché senza non se ne fa niente- prosegue il presidente dell’agenzia- e per andare avanti. Siamo aperti a tutti coloro che vogliano far parte di questa piattaforma che vuole agire concretamente. Come Enea mettiamo a disposizione la nostra presenza a livello europeo perché le realtà italiane possano averla ascolto anche in Europa”. L’economia circolare “è un piano di rilancio industriale per un nuovo paradigma che punti a sostenibilità e innovazione- dice Fulvia Raffaelli, della Commissione europea- Un elementodell’ingranaggio di trasformazione dell’assetto produttivo in Europa, parte integrante della strategia industriale adottata a settembre 2017 e in armonia con le strategie di bioeconomia. Approcci non diversi ma complementari l’un l’altro”. Una piattaforma anche per “capire dove stiamo andando e come ci stiamo andando, perché la misurazione e importante”, spiega Roberto Morabito di Enea, “e per ‘mettere a sistema’ il Paese con una serie di indicatori, dal livello macro, il Paese, a quello micro, i territori”. Tutto questo anche per “sottolineare il ruolo dei territori e delle città nel motore dell’economiacircolare – aggiunge Morabito – con un approccio culturale che tenga conto degli stili di produzione locali”. Tra i primi firmatari Icesp ci sono Ama, Confindustria, Cna, Enel, Hera, Intesa San Paolo, Remedia, Unicircular, Unioncamere, Ilva, Alma Mater Università di Bologna, Fondazione Sviluppo sostenibile, Agenzia per la coesione territoriale, ANCI, ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, Regioni Emilia Romagna, Puglia e Lazio.