Il Governo torna sui suoi passi e dopo una prima ipotesi di voto da estendere anche a lunedì 6 giugno fa un pirotecnico dietrofront a seguito di una più attenta valutazione dei costi. “Avevo proposto – ha spiegato Alfano in Consiglio dei ministri – l’estensione del voto sia al lunedì di questo turno amministrativo che a quello della consultazione referendaria, e ovviamente per tutte le elezioni a seguire, per andare incontro ad una istanza che mi veniva rappresentata da più parti e cioè di ampliare la partecipazione al voto e ridurre i rischi di astensione dalle urne”. “Esigenza che, tra l’altro – ha detto ancora il ministro – mi era stata rappresentata in prima battuta proprio da quei partiti di opposizione che, in questi giorni, ne hanno poi approfittato per attaccare il Governo su presunte paure presenti e future. Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali – sia riguardo ai costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa, valuto opportuno lasciare le cose così come stanno”.
La spesa in più per votare anche di lunedì “non sarebbe stata di centoventi milioni di euro”, ma l’incremento si sarebbe attestato su circa cinque milioni di euro per le amministrative e diciotto per il referendum. Stando al parere di diversi candidati, la differenza per l’afflusso di elettori ai seggi elettorali però potranno farla solo i programmi e le proposte.