Per migliorare l’efficienza energetica in Italia l’anno scorso sono stati investiti 5,6 miliardi di euro, oltre il 10% in più rispetto al 2014: si conferma dunque il trend positivo degli ultimi 4 anni (+14% annuo). E’ il comparto residenziale a guidare la classifica degli investimenti (56%), seguito da quello industriale (32%). Siamo però ancora lontani dagli obiettivi posti per il 2020 dalla Strategia Energetica Nazionale. E’ quanto emerge dall’Energy Efficiency Report, relativo all’anno 2015, redatto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano e presentato questa mattina al convegno “L’efficienza energetica in Italia: il mercato, gli attori e il potenziale di crescita di fronte alla svolta del sistema di incentivazione”. L’Energy Efficiency Report ha analizzato gli investimenti in efficienza energetica in Italia del comparto industriale, ma anche quelli del terziario e del settore residenziale più uffici, così da identificare le soluzioni maggiormente impiegate e di stimare le cifre spese per realizzarle, nonché le variazione rispetto agli anni precedenti. In ambito industriale prevalgono le soluzioni che intervengono sull’efficientamento del processo produttivo e sull’erogazione dei servizi generali, mentre nel residenziale e nel terziario quelle che impattano sull’involucro edilizio e sul riscaldamento/raffrescamento.
E’ nel residenziale (12,2 milioni di edifici) che gli investimenti hanno toccato la punta massima, raggiungendo i 3 miliardi: nel 2015 si è registrato un vero e proprio boom di installazioni di pompe di calore, il cui volume d’affari è aumentato di oltre il 50%, arrivando a toccare 1,1 miliardi di euro. Anche gli interventi sull’illuminazione hanno fatto registrare una crescita significativa (450 milioni) grazie soprattutto al progressivo aumento di maturità della tecnologia LED. Nel comparto industriale, le soluzioni di efficienza energetica più adottate sono state i sistemi di combustione efficienti, che hanno raggiunto i 387 milioni di euro, ben 197 dei quali nel settore metallurgico. Significativi anche gli investimenti realizzati da vetrerie (80 milioni) e cementifici (63). La cogenerazione invece ha registrato un volume d’affari di 378 milioni, suddivisi tra il settore alimentare (101 milioni), chimico (99), meccanico (88) e della carta (76). Interessanti anche gli investimenti per efficientare l’illuminazione, 179 milioni di euro, distribuiti in maniera piuttosto omogenea.
Nel terziario, che l’analisi circoscrive a GDO e hotel, gli investimenti hanno toccato i 130 milioni e si sono focalizzati sull’efficientamento dell’illuminazione (64,5 milioni, cioè circa il 50%). La refrigerazione, applicata solo dalla GDO, ha visto investimenti per 12,6 milioni, ma si attestano su buoni livelli anche i sistemi di cogenerazione: 10,3 milioni investiti, quasi tutti in hotel (8 milioni). Si segnala infine il trend crescente degli investimenti in building automation che, seppur piuttosto limitati se comparati a tecnologie più mature, cominciano ad assumere valori apprezzabili (4,2 milioni). Il fatturato complessivo delle ESCo (Energy Service Company, società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica) nel 2015 ha raggiunto l’1,43 miliardi, ma gli investimenti in efficienza energetica non hanno superano i 654 milioni, che se paragonati ai 5,63 miliardi realizzati in totale dimostra fin troppo bene il peso decisamente basso di questi operatori.
Le direttive e gli obiettivi in termini di efficienza energetica per il nostro Paese sono contenuti nella Strategia Energetica Nazionale (SEN) e nel cosiddetto Pacchetto 20-20-20. La prima – più restrittiva – stabilisce per l’Italia un consumo di energia primaria nel 2020 di 158 Mtep (unità di misura che rappresenta la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo), la seconda nello stesso anno impone un consumo di 167 Mtep. Al termine del 2015 l’Italia ha fatto registrare un consumo di energia primaria di circa 165 Mtep, ossia già al di sotto della soglia prevista dal 20-20-20 e di poco superiore a quella indicata dalla SEN. Tuttavia il raggiungimento della quota target è dovuto principalmente al calo dei consumi e della produzione conseguenti alla crisi economica, con inevitabile riduzione del consumo energetico, non a un miglioramento dell’efficienza.
“Le condizioni di contorno e la presenza di fattori abilitanti o, al contrario, di barriere giocano tuttavia un ruolo chiave: la differenza tra uno scenario ottimistico e uno scenario pessimistico è di oltre il 40%, a testimonianza che ancora molto si può fare (o “disfare”), tenendo conto del momentum raggiunto nell’ultimo biennio dall’efficienza energetica – commenta il professor Vittorio Chiesa, Responsabile Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano – E’ innegabile che la crisi economica abbia portato i consumi a un livello già prossimo a quello del target per il 2020, e che le previsioni di crescita del PIL dei prossimi 3-5 anni non siano tali da fare immaginare un’inversione di tendenza. Ma non è certo vera efficienza quella che si basa sul mancato consumo: si può fingere che la crisi non ci sia stata e pensare a un efficientamento ‘in valore assoluto’ pari a quello previsto dal Pacchetto 20-20-20? Ovviamente la risposta è no, ed è quindi necessario che gli operatori e gli stakeholder dell’efficienza energetica nel nostro Paese si diano dei nuovi obiettivi, concreti e raggiungibili”.