Il quadro ambientale delle città capoluogo italiane, fotografato dalla trentaduesima edizione del rapporto Ecosistema Urbano 2025 di Legambiente e Ambiente Italia, mostra una trasformazione in atto, spinta anche dalle risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ma con troppe “tessere mancanti” e un generale appiattimento delle performance verso il basso della classifica.
Il rapporto, basato su oltre 30.000 dati relativi prevalentemente al 2024, evidenzia criticità persistenti, in particolare nelle realtà del Sud Italia, e la necessità di una forte accelerazione nelle politiche di sostenibilità.
I risultati della ricerca: luci e molte ombre
La media del punteggio dei capoluoghi scende al 54,24% (era 55,80% l’anno precedente). Nessuna città supera l’80% di sostenibilità e solo due (Trento e Mantova) superano la soglia del 75%.
Tra i principali indicatori analizzati, emergono i seguenti trend:
- Aria: lo smog resta un’emergenza urbana. Nessun capoluogo rispetta tutti i nuovi valori guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per la qualità dell’aria.
- Rifiuti: la raccolta differenziata supera per la prima volta la media del 65% tra i capoluoghi, ma parallelamente si registra un aumento nella produzione complessiva di spazzatura.
- Acqua: le perdite nella rete idrica rimangono molto alte; i capoluoghi perdono ancora più di un terzo dell’acqua immessa in rete.
- Mobilità: pur aumentando i passeggeri del trasporto pubblico locale (tpl) per il quarto anno consecutivo, le performance sono lontane dai livelli europei. Inesorabilmente, aumenta il numero di vetture circolanti (l’Italia ha uno dei parchi auto più grandi d’Europa), mentre tornano a scendere le medie di superficie urbana dedicata a ciclabilità e zone pedonali. Manca una strategia nazionale per la mobilità sostenibile.
- Consumo di suolo: cresce, seppur di poco, il consumo di nuovo suolo complessivo nei comuni capoluogo.
La Classifica 2025: il Nord monopolizza la vetta
La graduatoria conferma il divario territoriale, con le realtà urbane del Nord, in prevalenza di medie e piccole dimensioni, che dominano le prime posizioni:
- Top 3:
- Trento (79,78%) – Torna al primo posto, con ottimi dati su rifiuti, tpl e energie rinnovabili, ma con margini di miglioramento su perdite idriche e isole pedonali.
- Mantova (78,74%) – Si piazza al secondo posto con eccellenti risultati in termini di consumo idrico, raccolta differenziata e gestione dello spazio urbano (pedonalità e ciclabilità), pur rimanendo penalizzata dalla qualità dell’aria e dall’elevata produzione di rifiuti.
- Bergamo (71,82%) – Scala la classifica grazie a miglioramenti costanti, in particolare nella raccolta differenziata e per i bonus aggiuntivi, ma con criticità legate ad Ozono (ultimo posto assoluto per giorni di superamento) e alti consumi idrici e produzione di rifiuti.
- Il divario territoriale: la prima città del Sud, Cosenza, si posiziona al sedicesimo posto, ma peggiora leggermente rispetto all’anno precedente. Per trovare un altro capoluogo meridionale bisogna scendere oltre la cinquantesima posizione.
- La coda: in fondo alla classifica le difficoltà sono evidenti, soprattutto per il Mezzogiorno. Nelle ultime dieci posizioni si trovano nove città del Sud, con Reggio Calabria (ultima), Vibo Valentia (penultima) e Crotone (terz’ultima) sotto la soglia del 25% del punteggio, spesso penalizzate anche dalla mancanza dei dati sull’inquinamento atmosferico.
La via da seguire: l’appello di Legambiente
Secondo Legambiente, i capoluoghi devono accelerare sulla transizione ecologica e climatica. È fondamentale:
- Coraggio Amministrativo: gli amministratori locali devono “rompere gli schemi” e affrontare i disagi dei cantieri e i cambiamenti necessari.
- Nuova Consapevolezza Civica: è necessaria maggiore accettazione da parte della cittadinanza per interventi come nuove linee tramviarie, che promuovono la mobilità a zero emissioni.
- Rigenerazione Urbana: approvare nuovi strumenti normativi per una rigenerazione urbana in grado di mitigare e adattarsi alla crisi climatica, anche per contrastare il consumo di nuovo suolo.
- Clean Industrial Deal: le città possono essere il campo d’azione del Clean Industrial Deal europeo, diffondendo tecnologie innovative per la decarbonizzazione dell’ecosistema urbano.
Fonte: Legambiente