In Italia continua l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente. Il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare e il racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla mano criminale che continua a fare affari d’oro a spese dell’ambiente.
L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia.
I dati che raccontano come questo avviene sono raccolti da Legambiente nel report annuale dedicato alle illegalità ambientali, ‘Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia’ presentato a Roma lo scorso 4 luglio.
Nel rapporto vengono indicati i settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business in cui sta acquistando sempre maggiore peso anche i traffici clandestini di opere d’arte rubate e di animali esotici. Dal 1994 L’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente svolge attività di ricerca, analisi e denuncia del fenomeno in collaborazione con tutte le forze dell’ordine (Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e delle Regioni a statuto speciale, Capitanerie di porto, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Direzione investigativa antimafia), l’istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda il capitolo relativo all’abusivismo edilizio), magistrati impegnati nella lotta alla criminalità ambientale e gli avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente.