Le infiltrazioni mafiose negli enti territoriali rappresentano un fenomeno particolarmente preoccupante, come confermato dalle decisioni assunte dal Governo negli ultimi mesi.
Solo nel mese di maggio il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento dei Consigli comunali di San Felice a Cancello (Caserta), Laureana di Borrello (Reggio Calabria), Bova Marina (Reggio Calabria) e Gioia Tauro (Reggio Calabria), per accertati condizionamenti dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata”.
Dall’inizio del 2017 sono già 13 le amministrazioni sciolte per infiltrazioni della criminalità organizzata, a conferma dell’estrema gravità del fenomeno: era dal biennio 2012-2013 che non si registrava un così elevato numero di enti sciolti ai sensi dell’art. 143 del testo unico sugli enti locali.
Le cause che possono portare allo scioglimento di un’amministrazione comunale ed al successivo insediamento di un commissario sono previste dall’articolo 141 del Testo unico degli enti locali e possono, in generale, essere ricondotte ad impossibilità di garantire il funzionamento della macchina amministrativa o a problemi di carattere, più generalmente, politico (dimissioni del sindaco, dei consiglieri e simili). Di particolare rilievo, poi, la previsione dell’articolo 143 che disciplina lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Collegamenti, “diretti o indiretti”, con organizzazioni criminali tali da “determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali”.
Dal 1991 al 2014 sono stati ben 258 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose. Primo capoluogo a venire commissariato in base all’articolo 143 è stato, nel 2012, Reggio Calabria.
A renderlo noto è Avviso Pubblico, Enti locali e Regioni contro le mafie, che ricorda come in Parlamento sono state presentate numerose proposte di legge volte a modificare la disciplina vigente, anche per rendere più efficace l’azione di ripristino della legalità; la stessa Commissione Antimafia si è interessata più volte a questo fenomeno con riferimento alla situazione di Roma e del Lazio, di Quarto, Catania, nonché di alcuni comuni sciolti per mafia (Platì, Ricadi, Badolato, Scalea, Battipaglia) formulando anche proposte di riforma della materia.
Recentemente dall’Antimafia sono stati anche ascoltati i prefetti di Trapani, Reggio Calabria e Napoli per approfondire l’analisi di alcune Amministrazioni, sciolte per mafia negli anni scorsi (come Bovalino, Bagnara Calabra, Arzano, Torre Annunziata) in previsione del nuovo turno elettorale.
Proprio per facilitare l’analisi del fenomeno ed individuare tutte le Amministrazioni coinvolte nella procedura ex art. 143 del testo unico sugli enti locali, Avviso Pubblico ha predisposto un’apposita sezione dedicata a questo tema, che contiene tra l’altro un video di ricostruzione della normativa e alcune mappe interattive, riferite sia all’intero territorio nazionale che alle 4 regioni maggiormente coinvolte (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia); una mappa riguarda le Amministrazioni coinvolte più volte nella procedura di verifica delle infiltrazioni mafiose (tutte concentrate nel Centro sud).
Per ciascun ente sono visualizzabili le informazioni relative ai singoli decreti di commissariamento ed archiviazione.