L’Italia compie passi avanti nel percorso verso gli obiettivi del digital decade europeo, soprattutto sul fronte della connettività, ma continua a scontare ritardi nelle competenze digitali e nella trasformazione delle imprese. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Istituto per la Competitività (I-Com) “Sui bit della competitività. Competenze e infrastrutture digitali per un’Italia che guarda al futuro”, presentato a Roma nell’ambito dell’Osservatorio annuale sulle reti e i servizi di nuova generazione.
Secondo lo studio, il nostro Paese è in linea per raggiungere i target europei sulla copertura 5G entro il 2025 e sulla fibra ottica (Fttp e Vhcn) entro il 2028. Buoni risultati anche nella digitalizzazione dei servizi pubblici, che dovrebbero essere pienamente operativi per cittadini e cartelle cliniche elettroniche entro il 2027.
Molto più lenta invece la corsa delle imprese e delle competenze digitali: mantenendo gli attuali ritmi, la piena digitalizzazione delle Pmi arriverebbe solo nel 2152 e quella delle competenze nel 2481. Oggi solo il 27% delle aziende italiane è digitalizzato, contro una media europea del 34%, e meno di un’impresa su cinque offre corsi di formazione Ict ai propri dipendenti.
Sul fronte dei servizi pubblici digitali, l’Italia raggiunge il 69,4% – poco sotto la media Ue – ma la percezione dei cittadini è positiva: oltre sette italiani su dieci ritengono che la digitalizzazione renda la vita più semplice. L’identità digitale è in crescita, utilizzata dal 39% della popolazione, mentre il completamento degli obiettivi è previsto per il 2027 (cittadini) e il 2031 (imprese).
“Serve un deciso rafforzamento delle competenze digitali e un maggiore investimento nelle tecnologie avanzate, soprattutto tra le Pmi”, ha commentato il presidente di I-Com, Stefano da Empoli, sottolineando l’importanza di una Pubblica Amministrazione “davvero digitale, efficiente e vicina ai cittadini”.
L’indagine I-Com mostra anche che il 60% degli italiani si considera “abbastanza competente” in ambito digitale, ma solo il 16% ha seguito corsi strutturati. L’apprendimento avviene perlopiù in modo autonomo o informale, mentre un quarto degli intervistati dichiara di aver appreso nuove nozioni grazie all’intelligenza artificiale generativa.
Sul versante infrastrutturale, l’I-Com Ultrabroadband Index 2025 posiziona l’Italia al 14° posto in Europa, in calo di tre posizioni. La copertura 5G raggiunge il 93% delle aree urbane e il 74% di quelle rurali, ma l’utilizzo resta ancora limitato.
L’adozione dell’intelligenza artificiale cresce ma rimane sotto la media europea: nel 2024 l’8,2% delle imprese italiane utilizza tecnologie IA (contro il 13,5% Ue), e il 20% sperimenta strumenti di IA generativa. Anche la popolazione mostra interesse crescente: un italiano su quattro usa applicativi basati su IA, sebbene il livello di conoscenza resti inferiore rispetto ad altri Paesi europei.
Il rapporto segnala infine una forte espansione dell’offerta universitaria dedicata all’intelligenza artificiale: per l’anno accademico 2025/26 sono stati censiti 1.143 corsi, tra lauree, master e dottorati, con una concentrazione maggiore nel Lazio, seguito da Toscana e Campania. Lombardia e Lazio guidano invece per numero di lauree magistrali.
L’Italia, insomma, corre veloce sulla rete ma deve ancora investire nella formazione: un passaggio decisivo per trasformare la connettività in reale competitività.