Il ministero della Difesa potrà affidare a terzi i beni del demanio militare per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Ricorrendo anche alle risorse del Pnrr. Da mesi Legambiente Lazio e il Circolo di Frosinone “Il Cigno” stanno promuovendo l’idea di realizzare un grande parco fotovoltaico nell’area dell’aeroporto militare “G. Moscardini” di Frosinone in vista del trasferimento in altra sede del 72° Stormo dell’Aeronautica Militare e dell’annessa scuola di volo elicotteristica. Si tratta di una proposta che può essere estesa a molte aree militari in disuso o in via di dismissione presenti in Italia. La realizzazione di parchi solari in questi siti, che è già una realtà in molti Paesi europei, Germania in testa, può facilitare il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema elettrico in un contesto in cui l’individuazione di aree da destinare ai grandi impianti a terra è spesso problematica per ragioni di impatto paesaggistico e di sottrazione dei terreni agli usi agricoli.
C’è ora un nuovo strumento normativo che riconosce la validità della proposta. L’articolo 20 del “Decreto Energia” varato dal Governo a seguito della crisi in Ucraina prevede che il ministero della Difesa possa affidare a terzi i beni del demanio militare “per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”, ricorrendo anche alle risorse del Pnrr. Questa disposizione serve a facilitare l’installazione di moduli fotovoltaici sui tetti delle caserme e sulle coperture dei capannoni a uso militare, con lo scopo di rendere più resiliente l’apparato di difesa nazionale. Tuttavia, la portata della norma sembra estendersi ben oltre questo obiettivo, in quanto nella definizione di “beni” sono verosimilmente da includere anche le vaste aree non edificate di pertinenza del ministero della Difesa quali ad esempio quelle degli ex aeroporti militari. Significativa è anche la previsione secondo cui l’energia prodotta dagli impianti realizzati ai sensi di questa norma potrà essere utilizzata da comunità energetiche rinnovabili, così come proposto da Legambiente per il sito di Frosinone. Ma è soprattutto l’ultimo comma dell’articolo a rappresentare una novità di grande rilievo, perché permette di rimuovere uno dei paletti che la burocrazia ha sin qui frapposto per ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. La formulazione del testo appare molto netta, ed è in grado di spalancare le porte a impianti fotovoltaici di grandi dimensioni all’interno delle aree militari: la norma attribuisce infatti senza ambiguità ai beni militari la qualifica di “superfici e aree idonee” ai sensi del decreto legislativo n. 199/2021, bypassando di fatto le normative regionali e superando così l’ostacolo più grande per ogni investitore che voglia oggi realizzare impianti di grossa taglia.
L’auspicio è che il Parlamento, in sede di conversione in legge, confermi le previsioni del decreto rimuovendo ogni residuo dubbio interpretativo, ma soprattutto ci auguriamo che il ministero della Difesa e i comandi delle forze armate vogliano dare concreta attuazione alle norme, dialogando con la società civile e con le amministrazioni locali interessate ed estendendo l’applicazione del dettato di legge anche alle vaste aree di sedime non edificate, grazie alle quali sarà possibile installare una potenza rinnovabile molto significativa in grado di accelerare l’obiettivo dell’indipendenza energetica del Paese contro ogni ricatto dei regimi autoritari e dei potentati delle fonti fossili.
Fonte: Legambiente