Estate di fuoco… E non solo per il caldo. L’emergenza migranti, con il corollario di polemiche, scontri, accordi e invettive, ha catalizzato l’azione di Governo e il dibattito tra le forze politiche. Non ha mancato l’appuntamento con questa delicata e scottante (aggettivo mai così appropriato) problematica il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. “Valutiamo con favore la possibilità di accogliere quanti sono stati sgomberati negli immobili sequestrati alla mafia – afferma, prendendo posizione sulle ipotesi prospettate dal Viminale – Ma c’è una piccola difficoltà – avverte – Siccome buona parte di essi sono a oggi inagibili, occorrono risorse per ristrutturarli e renderli abitabili che i Comuni non posseggono. Pertanto, se il Governo istituisce un fondo ad hoc, non c’è alcuna obiezione all’ipotesi ventilata – e aggiunge – Già una legge di due anni fa, approvata dopo che il Governo sbloccò gli sfratti, ha dato ai Comuni la possibilità di utilizzare immobili del demanio tramite una procedura velocissima. Basta fare richiesta all’Agenzia del demanio, e la pratica viene chiusa in tempi molto rapidi. Il tema semmai è un altro. Se non ci sono i soldi per mettere a norma l’impianto elettrico o per installare il riscaldamento, le case non possono essere assegnate. Comunque si tratta di lavori che potrebbero essere sbrigati in pochi mesi”.
Rispondendo all’obiezione di chi fa notare come 13mila beni confiscati alla mafia su 17mila si trovino nel Meridione, con il conseguente rischio di favorire un esodo di rifugiati al Sud, Decaro spiega: “Lo trovo un falso problema. A occupare gli immobili non sono soltanto rifugiati, che ad ogni modo hanno per legge gli stessi diritti dei nostri concittadini, ma anche e soprattutto connazionali disagiati, famiglie italiane che versano in grave difficoltà economica e senza tetto. Non commettiamo l’errore di associare i fatti di Roma, dove pure l’immobile sgomberato era popolato soprattutto da rifugiati, al tema immigrati. Le misure allo studio del Viminale arrecheranno beneficio a molti italiani, ossia la maggior parte di quanti hanno occupato case e appartamenti perché in difficoltà”.
Il presidente dell’Anci non ci sta, poi, a farsi trascinare nella polemica – talora strumentalmente agitata – sulla rapidità con cui è stata trovata una soluzione per gli immigrati sgomberati a forza dal palazzo di piazza Indipendenza a Roma e quella non trovata per molti altri cittadini italiani senza casa. “È evidente che a Roma qualcosa non ha funzionato – conclude – È stata una sconfitta per le istituzioni, che deve però diventare l’ occasione per varare un piano casa nazionale, e nuove linee guida che oltre a essere previste dalla legge, sono misure di buon senso. Nella mia città, sono avvenute decine di sgomberi, fatti con ordine e razionalità. A Roma si è forzata la mano, senza trovare prima un’alternativa per chi soffre. Il caos è stata la logica conseguenza”.