L’Anci è in piena attività in questa fine estate, con il suo presidente, Antonio Decaro, che sta intervenendo tempestivamente sulle principali questioni sul tappeto, peraltro collegate: migranti, sgomberi, emergenza abitativa. E avanza proposte e richieste precise al Governo. In particolare, la creazione di due fondi d’investimento: uno per finanziare la ristrutturazione degli immobili pubblici, come quelli confiscati alle mafie, che potrebbero essere messi a disposizione degli homeless, ma necessitano di alcuni lavori, e un altro per pagare i dormitori.
“Questo nell’immediato – dice – mentre per lungo il periodo occorre fare un piano casa di carattere nazionale. La gestione la fanno le Regioni e, a seconda delle Regioni, ci sono atteggiamenti diversi: alcune usano le agenzie per la casa regionali, altre finanziano agenzie per la casa comunali, alcune finanziano la costruzione di alloggi, altre il contributo alloggiativo ai nuclei familiari per pagare l’affitto. Ci vorrebbe una strategia unica”.
Temi che verranno presto affrontati in un incontro con il Ministro dell’interno, Marco Minniti, che sta mettendo a punto alcune linee guida in materia di sgomberi e di occupazione di alloggi. Proprio su questo punto Decaro spiega: “Abbiamo già una procedura, nei nostri Comuni, per cui se uno ha occupato illegalmente un immobile non può essere assegnatario di case popolari. Non si parla di dare una casa popolare, ma un dormitorio, una struttura dove poter stare; altrimenti lo sgombero diventa un problema di carattere sociale e di ordine pubblico come è successo a Roma. Non bisogna arrivare a fare uscire le persone con l’idrante, è giusto restituire un immobile al legittimo proprietario, ma bisogna farlo tenendo insieme tutte le componenti sociali. Noi Sindaci ci occupiamo da soli, da sempre, dell’emergenza abitativa – prosegue – soprattutto nelle grandi città, si sommano le emergenza abitative di chi ha perso la casa e non può pagare il mutuo o l’affitto perché magari ha perso il lavoro, dei senza fissa dimora che nelle grandi città trovano una minima assistenza grazie alla rete di associazioni e parrocchie supportate dalle amministrazioni comunali e poi ci sono gli ex migranti che escono dal sistema di protezione governativo-prefettizio, Cas o Cara, o dal sistema comunale Sprar, perché hanno ottenuto il permesso di soggiorno o lo status di rifugiato, e cercano un tetto sulla testa. Queste sono le tre tipologie di persone in emergenza abitativa e di questa emergenza si sono sempre fatti carico i Sindaci, attraverso dormitori e l’uso di immobili, anche quelli confiscati alla mafia, che i Sindaci già usano. Chiediamo al Governo di non essere lasciati soli. Anci sta calcolando gli stanziamenti necessari, ma basterebbe comunque iniziare con un fondo minimo”, conclude Antonio Decaro.