“Le risorse del Recovery Fund non possono essere impegnate per una riduzione del carico fiscale (ad esempio con un abbassamento generalizzato delle aliquote IRPEF), mentre sono pienamente utilizzabili per riforme di ampio raggio, la cui attuazione potrebbe richiedere costi di transizione non trascurabili come una riforma del Fisco e dell’attività di riscossione e un rafforzamento dei processi di digitalizzazione e innovazione, sui quali l’Agenzia ha già investito, negli ultimi anni, ingenti risorse, al fine di rendere più efficiente ed efficace la propria azione”.
Lo ha affermato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione sul Recovery Fund in commissione Finanze della Camera.
“La mole del ‘magazzino’ dei debiti residui – 987 miliardi di cui il 41% difficilmente recuperabile – impedisce l’efficienza e il buon funzionamento dell’intera azione amministrativa e dell’azione di recupero dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, perché deve svolgersi in relazione all’intero magazzino e non può scegliere di individuare le somme maggiormente riscuotibili. L’attività viene privata dell’intera sua forza”, ha aggiunto Ruffini sottolineando come un eventuale provvedimento di cancellazione dei debiti più ‘vecchi’ o che non possano essere riscossi “comporterà un costo” per le casse dello Stato che però “non può essere identificato senza perimetro della cancellazione”. “Se riteniamo riscuotibili circa 74 miliardi di magazzino – ha concluso – il resto è più o meno soltanto un credito nominale, sulla carta”.