Al via il risanamento del patrimonio di case pubbliche attualmente non utilizzate e sfitte per la mancanza di piccole quanto essenziali opere. “Con questa prima misura saranno 1.700 gli alloggi attualmente sfitti che potranno essere messi a disposizione nei prossimi mesi”. A dirlo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, il cui dicastero ha portato a termine il programma di messa a disposizione delle Regioni dei primi 25 milioni di euro da utilizzare per il recupero di alloggi di edilizia residenziale pubblica. I Comuni e gli ex Iacp, proprietari degli immobili, con le risorse che riceveranno potranno intervenire in questa prima fase su circa un terzo del totale, che è pari a 4.400 alloggi sfitti, che saranno quindi disponibili per le assegnazioni.
I lavori di non rilevante entità (finalizzati a rendere prontamente disponibili gli alloggi, con opere di manutenzione e di efficientamento) verranno conclusi nei prossimi mesi.
Per gli altri interventi di riqualificazione e manutenzione straordinaria degli alloggi pubblici, il MIT metterà a disposizione altri 107 milioni, a partire da gennaio 2016. “Abbiamo messo in campo uno straordinario piano di recupero e ripristino di case popolari – ha detto il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini – per venire incontro a quella parte d’Italia che vive nella condizione del bisogno, che da mesi è in stato di precarietà o è in lista d’attesa per ottenere un alloggio sociale. Ripristiniamo case non agibili e sfitte, perché in stato di degrado, ristrutturiamo alloggi poco sicuri per essere abitati. Abbiamo fatto fronte a uno sforzo finanziario imponente e mettiamo mano concretamente a un disagio sociale fortissimo, un’emergenza abitativa che negli ultimi anni ha messo in ginocchio molte famiglie italiane. Una volta risanate le case – ha concluso Nencini – diamo priorità di assegnazione alle persone che hanno ricevuto una sfratto per il mancato rinnovo dell’affitto e che vivono una condizione di fragilità, hanno problemi di salute e non hanno un lavoro”. Il disagio abitativo è sotto gli occhi di tutti, indice di una progressiva retrocessione di strati crescenti della popolazione. La politica della casa nel nostro Paese è nata agli inizi del XX secolo (con la legge 251/1903 che ha rappresentato il primo provvedimento promulgato allo scopo di facilitare la costruzione di case popolari). Si è poi sviluppata in modo significativo a partire dagli anni Sessanta (leggi 167/1962, 865/1971, 457/1978 – ultimo provvedimento organico di finanziamento) per esaurirsi alla fine degli anni Novanta. Possiamo riferirci alla legge 21/2001 come il secondo programma di contratti di quartiere e la costruzione di 20.000 in affitto come l’ultimo provvedimento relativo a un finanziamento pubblico statale. Nel frattempo, con il D.lgs. 112/1998, molte funzioni amministrative in materia di politica della casa sono state trasferite alle Regioni, senza tuttavia una corrispondente attribuzione di risorse. In un contesto complessivo di scarsa incidenza della spesa per la casa (nel 2008, 13 Regioni su 20 hanno destinato a questo scopo meno dell’1% del PIL regionale), le politiche attivate nelle diverse regioni presentano differenze crescenti, accentuando il gap tra centro-nord e sud.