C’è soltanto un mostro degno di questo nome nella storia dell’Italia repubblicana, a fronte della pletora di mostriciattoli che ha popolato le cronache del Belpaese . Il Mostro di Firenze. Le gesta di questo personaggio misterioso, che ha ispirato libri e film in quantità (come non ricordare, ad esempio, “Il sospetto” di Laura Grimaldi), hanno dato corpo a una leggenda metropolitana che, a distanza di parecchi anni, continua a sprigionare una magnetica aura maligna catturando l’immaginario di ampi segmenti dell’opinione pubblica. Una sorta di epopea nera che ha segnato gran parte del lungo periodo che dal 1968, anno del primo duplice delitto, giunge sino ai giorni nostri, passando per il 1985, data di cessazione degli omicidi. Per alcuni versi questa leggenda potrebbe essere accostata a quella evergreen di Jack Lo Squartatore. Assassino senza volto che terrorizzò la Londra vittoriana massacrando le prostitute di Whitechapel. Uno per tutti, l’interruzione della serie delittuosa. Fatto sta che, alternandosi a lunghi silenzi segnati dall’oblio della memoria, di tanto in tanto, l’ombra del Mostro ricompare all’improvviso facendo di nuovo parlare di sé e procurando ancora qualche brivido. Di solito, a evocare il fantasma è la riapertura di qualche indagine sugli otto duplici omicidi di coppiette che insanguinarono la Toscana e, in particolare, l’area intorno a Firenze e Scandicci. Negli ultimi quarant’anni si sono susseguite numerose piste investigative, diversi colpevoli sono balzati agli onori della cronaca, da Salvatore Vinci a Pacciani e ai connessi “compagni di merende”. Forse, fra tanti presunti assassini, l’autentico serial-killer non è stato mai veramente individuato. Sull’argomento sono fioccati nel tempo pareri discordanti e polemiche accese fra gli investigatori (quelli seri e quelli improvvisati), i magistrati, i poliziotti incaricati di condurre le indagini, esperti di varie discipline forensi, cronisti di nera, scrittori di gialli, ecc. Un ruolo significativo in questo labirinto di ipotesi investigative, inchieste, indizi e sospetti, lo ebbe senz’altro il noto criminologo Francesco Bruno (con il quale chi scrive collaborò attivamente), ex consulente del Sisde e consulente di parte nel processo Pacciani che, per conto del Servizio, stilò persino un identikit psicobiografico del Mostro sul genere di quelli realizzati dalla Behavioral Science Unit dell’FBI. In sintesi, il profilo tracciato dal professor Bruno coincideva con la fisionomia psicologica di un maniaco religioso che mutilava il corpo della donna, asportandone la vagina, per impedirle di accoppiarsi con un partner consumando così un amplesso immorale.
Un ex legionario sotto la lente degli investigatori
Oggi, luglio 2017 – 32 anni dopo l’ultimo delitto – l’ombra del Mostro è ricomparsa… E dobbiamo riparlarne ancora una volta. La Procura di Firenze e i carabinieri del Ros stanno battendo una nuova pista per verificare eventuali contatti tra un estremista di destra e i personaggi già al centro del processo ai cosidetti ‘compagni di merende’. Un ex legionario è indagato: si tratta di Giampiero Vigilanti, 87 anni, residente a Prato e originario di Vicchio del Mugello (Firenze), che ha conosciuto Pietro Pacciani, il sospettato numero uno per gli omicidi delle otto coppie di fidanzati commessi nelle campagne intorno a Firenze fra il 1968 e il 1985. Vigilanti fu già perquisito nel settembre del 1985, tre giorni prima della perquisizione in casa di Pacciani. Vigilanti, tuttavia, non sarebbe il solo indagato in questa nuova inchiesta affidata dalla Procura di Firenze al procuratore capo di Pistoia, Paolo Canessa, l’ex pm fiorentino che da sempre cerca la verità sul mistero del serial-killer più famoso d’Italia. A tal fine, sono state passate al setaccio le relazioni dell’87enne con Pacciani, con un defunto imprenditore di origini tedesche a suo tempo investito dalle indagini e con Salvatore Vinci, ma anche con altri elementi della destra più estrema. L’ipotesi – scrivono diversi organi di stampa – è che ci siano stati intrecci con la strategia della tensione e con la volontà di aumentare la pressione sulla Procura di Firenze che all’epoca indagava sugli attentati ai treni.
I brutali delitti del Mostro di Firenze sarebbero stati uno dei fronti di questa strategia della paura che ha sconvolto l’Italia dalla fine degli anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottanta. Una tesi, questa, che desta notevoli perplessità considerando il modus operandi (evolutivo) adottato dal Mostro. Siamo di fronte, infatti, a delitti firmati dalla stessa arma, una Beretta calibro 22, dagli stessi proiettili Winchester serie H e, a partire da quello del 1974, dallo strazio dei corpi delle vittime femminili, con asportazioni di lembi di seno e di pube. Delitti che sembrano appartenere a un mondo totalmente estraneo alle trame nere, alle bombe sui treni, alle stragi di quel periodo. Il motore delle nuove indagini sarebbe stato acceso cinque anni fa dall’avvocato Vieri Adriani – rappresenta i familiari di Nadine Mauriot, la giovane donna francese uccisa a Scopeti l’8 settembre 1985 con il fidanzato Jean Michel Kraveichvili – che ha presentato un esposto, seguito da diverse integrazioni, in cui suggeriva di approfondire una pista già sfiorata oltre 30 anni fa e poi abbandonata. L’occasione è stata colta dalla Procura di Firenze, che non si è mai fermata dopo le condanne definitive di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i ‘compagni di merende’ di Pietro Pacciani, morto prima che la giustizia si pronunciasse definitivamente sulle sue responsabilità.
La pista indicata dall’avvocato Adriani ha condotto all’ex legionario, reduce da molte guerre, originario di Vicchio come Pietro Pacciani. Il 16 settembre 1985, pochi giorni dopo il delitto di Scopeti, i carabinieri lo perquisirono “in quanto il predetto, da accertamenti svolti, poteva identificarsi nel noto mostro di Firenze” (si legge nel verbale dell’epoca). Gli trovarono soltanto molti articoli sulle uccisioni dei fidanzati e sulle prostitute uccise in quegli stessi anni. Poteva essere solo il segno di un interesse morboso e niente più. Nel novembre del 1994, in seguito a gravi dissidi con un vicino, l’ex legionario fu nuovamente perquisito e in quella circostanza i carabinieri gli trovarono 176 proiettili Winchester serie H non più in produzione dal 1981.
Le recenti indagini sono “coperte da uno strettissimo riserbo” – come recita una formula di rito – ma ora l’ex legionario è sotto inchiesta in relazione ai delitti e s’indaga, non soltanto sui noti personaggi già inquisiti, ma anche su altri elementi della destra più estrema. Cosa verrà fuori da tanto fervore investigativo non lo sappiamo. L’ombra del Mostro svanirà di nuovo o si materializzerà in un soggetto in carne e ossa con nome e cognome? Oltre ai detective, la parola passa ora agli Spiriti della Notte, quelli che tramano a danni degli umani.