La riproposizione del mito dei giochi di Olimpia dell’antica Grecia, fu, innanzitutto, del Barone Pierre De Coubertin nel giugno 1894. Al termine del Congresso Internazionale di Parigi fu deciso che, nel 1896 ad Atene, si sarebbe svolta la 1° Olimpiade dell’era moderna. La manifestazione si svolse dal 6 al 12 di aprile; vi parteciparono 13 nazioni ( l’Italia no ) con una rappresentanza totale di 285 atleti.
Da quel momento in poi, molta strada fu fatta per arrivare alle Olimpiadi moderne. Ma quale è stato il momento preciso in cui i vecchi giochi si sono trasformati nell’attuale spettacolo?
Sicuramente, il processo è stato lungo; Parigi, nel 1900, fu una delusione, San Louis del 1904, vista la distanza, non consentì la partecipazione di molte nazioni ed, infine, i giochi del 1908, che si dovevano svolgere a Roma, vennero assegnati a Londra, vista la contrarietà del governo e dell’onorevole Giolitti.
Si dovrà aspettare il 1936 con le Olimpiadi di Berlino per assistere ad una vera e propria prima edizione moderna dei Giochi. In quell’occasione gli atleti furono 4069, di cui 328 donne.
Anche se Berlino fu l’ultima Olimpiade disputata prima del secondo conflitto mondiale, si sarebbe dovuto aspettare il 1948 per tornare a gareggiare a Londra.
Ma solo dal 25 agosto all’11 settembre del 1960, con l’edizione Olimpica di Roma, si può parlare di un nuovo modo di approcciarsi all’evento. Fu scelta Roma proprio perché, la città coniugava, simbolicamente, le Olimpiadi dell’Era Antica con quelle dell’Era Moderna.
Infatti, dopo la conquista della Grecia da parte di Roma, soprattutto in Età Imperiale, le gare Olimpiche vennero spesso disputate a Roma e non più ad Olimpia, fino al 393 dopo Cristo, quando l’Imperatore Teodosio pose fine a questa tradizione.
E questa del 1960, con le sue 84 nazioni, 5915 atleti, 5337 partecipanti, 651 atlete donne, doveva rappresentare esattamente questo. In precedenza, soltanto un’altra città italiana era stata sede di un evento olimpico: Cortina d’Ampezzo, nel 1956, con i VII Giochi olimpici invernali.
Merito sicuramente di Alcide De Gasperi, che aveva favorito lo sviluppo del CONI, mettendovi a capo Giulio Onesti.
Grazie anche a quella scelta i Giochi del 1960 saranno ricordati come le Olimpiadi perfette.
Segnarono la fine di un’era e l´inizio di un’altra. Anche se, nel contempo, furono le ultime dell’era romantica, ispirate ancora a una concezione aristocratica e “non professionista” dei giochi.
Fu, infatti, proprio in questo periodo che cominciano ad emergere nuove forze destinate a mutare profondamente lo sport in generale: gli sponsor, le tecnologie, il doping.
E così, le prime Olimpiadi in mondovisione, diventarono anche il palcoscenico di un equilibrio politico mondiale in rapida evoluzione, rappresentato dagli Stati Uniti e dalla Russia che si sfidarono a suon di medaglie e di propaganda.
Ma non solo, esse videro anche Cassius Clay vincere la medaglia d’oro nei pesi mediomassimi, Livio Berruti spezzare il dominio dei nordamericani nei 200 metri piani, l’etiope Abebe Bikila vincere la maratona e Wilma Rudolph, statunitense, soprannominata in Italia la Gazzella Nera, gareggiare con un piccolo apparecchio ortopedico ai piedi, retaggio della poliomielite. Cosa che non le impedì di trionfare nei 100 e 200 metri piani e nella staffetta 4×100 e di meritarsi il titolo di Regina delle Olimpiadi Romane.