Per gli abitanti di Magliano Sabina, comune del reatino, affacciato sul Tevere, all’incrocio delle province di Viterbo Terni e Roma, il 15 maggio è la data in cui si festeggia il Santo Patrono.
Da secoli gli storici locali e gli studiosi delle fonti agiografe s’interrogano sul nome del santo da venerare: San Liberato o San Liberatore?
Il Duomo di Magliano Sabina e concattedrale della diocesi di Sabina-Poggio Mirteto, nel 1459 viene dichiarato collegiata per volere di papa Pio II Piccolomini. Successivamente, nel 1495, papa Alessandro VI trasferisce la cattedrale da Vescovio (attualmente frazione di Torri in Sabina) a Magliano, nella chiesa di San Liberatore.
Le fonti raccontano che nel 1582 il corpo di San Liberatore viene sottratto dal Duomo, gettando nello sconforto l’intera comunità, poiché era impensabile una Cattedrale priva di reliquie da venerare.
Decisivo e risolutivo è l’intervento dell’Ordine di Sant’Agostino, che dona una reliquia di San Liberato (il loro Santo abate) proveniente dal convento agostiniano di Montefiascone.
Ecco la diatriba storica. L’episodio vede infatti la formazione di due vere e proprie fazioni nella comunità maglianese, una a favore di San Liberatore e l’altra per San Liberato.
Intorno al 1672 gli agostiniani lasciano Magliano in aperto contrasto con la comunità locale: la loro cacciata comporta anche la richiesta di una parte della popolazione affinché le reliquie di San Liberato siano portate via dalla Cattedrale.
Le alterne vicende fra le opposte fazioni, con ribaltamenti di fronte e successi alternati, sono di difficile risoluzione, tanto che il Cardinale Nicola Ludovisi ricorre alla Sacra Congregazione dei Riti del Vaticano.
La Congregazione emana un decreto secondo il quale “Il titolo della Cattedrale, talvolta dubbio, in realtà è di San Liberato” e dunque sulla facciata del Duomo, in cima all’architrave, viene pertanto incisa la scritta “DIVI – LIBERATI – AEDES”.
Tuttavia i sostenitori del culto di San Liberatore continuano la loro battaglia e nel 1735 la stessa Congregazione dei Riti stabilisce, contrariamente a quanto dichiarato in precedenza, che si deve restituire il culto a San Liberatore Vescovo, poiché San Liberato era solamente un abate agostiniano.
Immediato è l’intervento di trasformazione dell’incisione presente sulla facciata della Cattedrale: a colpi di scalpellino, non senza perizia ed eleganza, LIBERATI è mutato in LIBERATorIs.
La storia non finisce qui. Nel 1727 il Cardinale Pietro Ottoboni fa arrivare dalla chiesa di Santa Sofia di Benevento delle reliquie appartenute a San Liberatore vescovo e martire. Orbene, il San Liberatore venerato a partire dal 1700 è un altro rispetto a quello del 1500: siamo di fronte a un nuovo santo, il cui corpo proveniva da Benevento, la data festiva e l’indicazione del martirio da Magliano, il seggio episcopale da Ariano Irpino. Liberato lascia definitivamente la Cattedrale, dove oltre alla correzione dell’incisione sulla facciata, alla statua del Santo viene aggiunta una mitra.
Cosa si può dire oggi della secolare disputa attorno al Patrono della comunità maglianese. In realtà coesistono i nomi di Liberato e Liberatore: quest’ultimo riconosciuto in effetti dalla gerarchia ecclesiastica, ma il primo sostenuto dalla testimonianza di una popolazione dove resta usuale nei registri di anagrafe il ricorso delle famiglie al nome di Liberato.
Senza dubbio, alla stregua di tutte le feste patronali d’Italia, quella di San Liberatore vede la partecipazione attiva dei maglianesi. Il cuore dei festeggiamenti religiosi è la Cattedrale, da cui parte la processione che attraversa l’intero paese.
Ogni 15 maggio l’intera comunità si raccoglie per celebrare il Patrono, anche se nelle diverse frazioni del paese convivono durante l’anno altre feste (es: ai Berardelli quella di San Cesareo e Santa Rosa; a Foglia, originalissima e senza riscontro in altre parti del mondo, quella di Santa Serena). La statua del Santo, seduto sul trono vescovile, è accompagnata lungo le strade della cittadina con in testa il corteo dei bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione. E la Banda Musicale, ignorando la distinzione tra Liberato e Liberatore, circonda di note solenni e festose il rito che all’antico Castrum Manlianum ha dato l’impronta della devozione popolare cristiana.
*Sull’argomento ha scritto abbondantemente Guido Poeta, responsabile dell’Archivio storico del Comune di Magliano Sabina. Se ne è tenuto conto in questa nota che vuole essere, in termini giornalistici, una sorta di sintesi o di riepilogo.