Enti locali sempre nel mirino della criminalità organizzata che persiste nei tentativi di infiltrare e condizionare l’attività dei Comuni, soprattutto allo scopo di inquinare il sistema degli appalti traendone proventi illeciti. Nel corso del 2017, infatti, sono stati sciolti per questa ragione 21 Consigli comunali. Il fenomeno è diffuso soprattutto nelle regioni meridionali, ma negli ultimi anni sono in crescita i casi di scioglimento di enti al Nord: lo scorso anno è toccato al Comune di Lavagna (Genova), mentre si è verificato un tentativo di condizionamento ai danni dell’amministrazione di Seregno (Monza e Brianza). Sono dati resi noti dall’ultima Relazione del Ministro dell’interno sull’attività delle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Complessivamente la misura dell’articolo 143 del decreto 143/2000 (scioglimento per infiltrazioni) ha colpito nel corso degli anni 8 Comuni del Settentrione. D’altra parte, sottolinea, la Relazione, “le indagini giudiziarie hanno accertato la delocalizzazione/colonizzazione mafiosa, confermando la presenza invasiva della criminalità organizzata nel nord Italia, caratterizzata da una penetrante capacità di infiltrazione”. Comunque, è la Calabria, con 12 casi, la regione con il maggior numero di Comuni sciolti nel 2017. Lo conferma sempre la Relazione. I Comuni calabresi nei confronti dei quali é stato adottato il provvedimento di scioglimento sono 6 in provincia di Reggio (Canolo, Laureana di Borrello, Bova Marina, Gioia Tauro, Brancaleone, Marina di Gioiosa Jonica), 4 in provincia di Catanzaro (Sorbo San Basile, Cropani, Petronà e Lamezia Terme) e uno ciascuna nelle province di Cosenza (Cassano allo Jonio) e Crotone (Isola Capo Rizzuto).