Nell’ambito del secondo Rapporto di valutazione, previsto per gli Stati contraenti, il nostro Paese è risultato è risultato pienamente in linea in materia di prevenzione e recupero dei beni. Oltre a dare atto dei progressi compiuti a partire dal 2012 nella lotta alla corruzione, il Report si è concentrato sull’efficacia dell’azione svolta dall’Anac, sottolineando che la legislazione italiana “prevede l’applicazione di tutte le disposizioni della Convenzione relative alla prevenzione”.
Il Rapporto, presentato ieri presso il Ministero degli Affari esteri, elogia il lavoro dell’Autorità sotto diversi aspetti, soprattutto per le buone prassi introdotte. Nello specifico, viene manifestato particolare apprezzamento per lo sviluppo di un modello di controllo sugli appalti pubblici economicamente rilevanti, così da impedire l’infiltrazione mafiosa e quella criminale. Il riferimento è agli “High Level Principles per l’integrità, la trasparenza e i controlli efficaci di grandi eventi e delle relative infrastrutture”, che già l’Ocse aveva definito una best practice internazionale.
Più in generale, per quanto riguarda i profili di competenza dell’Autorità, il Rapporto riconosce vari punti di forza al modello italiano della prevenzione: la centralità del Piano nazionale anticorruzione redatto dall’Anac e lo sforzo per coinvolgere nell’elaborazione dei propri atti normativi tutti gli enti della Pubblica amministrazione e gli stakeholder; la creazione di una piattaforma online dedicata alle segnalazioni di whistleblowing e l’istituzione di un ufficio specifico per la loro trattazione; la collaborazione con la società civile e l’impegno nella promozione di appositi programmi educativi all’interno delle scuole.
“Il lusinghiero giudizio dell’Onu sull’attività dell’Anac è per noi motivo di particolare orgoglio – ha detto il presidente dell’Autorità Raffaele Cantone -. Il Rapporto non solo riconosce il lavoro svolto nel corso di questi anni, ma dimostra quanto sia importante un’azione di sistema per contrastare la corruzione, nella quale la repressione non può essere disgiunta dalla prevenzione. Una valutazione tanto favorevole, fra l’altro – conclude Cantone – produce ricadute positive in termini di immagine e reputazione internazionale di cui può beneficiare tutto il Paese”.