“Combattere la povertà educativa è la base per combattere le altre povertà: da lì partono le disuguaglianze, così come le opportunità”. Lo ha detto la scorsa settimana il ministro del Miur, Valeria Fedeli, aprendo i lavori della cabina di regia istituita dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sulla dispersione scolastica. Il progetto è presieduto dallo stesso ministro con la partecipazione dell’Anci, dell’Upi, dei rappresentanti delle Regioni, del Ministero del Lavoro, nonchè di tre importanti esperti del settore individuati dal titolare del Miur: Enrico Giovannini, Marco Rossi Doria e Anna Serafini.
Quando si parla di dispersione scolastica nei Paesi europei, l’indicatore utilizzato per la quantificazione del fenomeno è quello degli Early leaving from education and training (Elet), con cui si prende a riferimento la quota di giovani tra i 18 e i 24 anni di età con il più alto titolo di scuola secondaria di I grado o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni e non più in formazione. La strategia di miglioramento Europa 2020 prevede che in Italia la quota degli abbandoni precoci venga portata non oltre il 10%. I dati del 2006 evidenziano che nel Paese questa quota era pari al 20,8% e nel 2015 al 14,7%.
“Entro luglio 2017 la cabina di regia appena istituita dal Miur produrrà un documento operativo. La riduzione delle disuguaglianze – sottolinea Fedeli – è un diritto da garantire ai nostri giovani, un beneficio per ciascuna o per ciascuno e per la società nel suo complesso. Su questo fronte servono interventi sistematici e di lungo termine, una metodologia d’azione condivisa e partecipata con un forte coinvolgimento dal basso che metta al centro le studentesse e gli studenti, le docenti e i docenti, le famiglie. Dobbiamo contrastare la dispersione e creare opportunità per chi abbandona i percorsi di istruzione”.
Per il nostro Paese, il raggiungimento del traguardo al di sotto del 10% della quota degli Early school leavers (Esl) è a portata di mano per le regioni del Nord, richiedendo invece un’azione mirata per gli altri territori. Gli abbandoni scolastici si verificano prevalentemente nel primo biennio della scuola superiore, in genere a seguito di una bocciatura. Questo dato è omogeneo su tutto il territorio nazionale e porta a concentrare l’attenzione sull’orientamento degli studenti che, se mal gestito, causa scelte irreversibili. Diversi esperti osservano come le bocciature all’inizio di un corso di studi superiore si rivelino sovente decisive per la scelta di abbandonare il corso di studi. Altrettanto significativa è l’attenzione che va prestata al fenomeno delle assenze saltuarie frequenti, elemento predittivo dell’insuccesso seguente, soprattutto nelle aree ad alto rischio di esclusione sociale. Il mancato potenziamento delle misure sul diritto allo studio ha un effetto diretto ed indiretto sull’abbandono scolastico, specialmente nelle zone più deprivate.