La rivista Lancet – in occasione dell’assemblea generale delle nazioni unite a New York – propone una serie di articoli su un progetto urbanistico avveniristico, firmati da esperti della University of Melbourne e University of California, San Diego.
La ”città ideale”, progettata dagli scienziati, applica un modello teorico a grosse metropoli mondiali come Melbourne, Boston e Londra per la riduzione della diffusione delle malattie cardiovascolari, del diabete, dell’obesità e, più in generale, delle malattie provocate dall’inquinamento atmosferico. Alcuni dei grossi passi avanti per la salute potrebbero essere ottenuti se le grosse città venissero modificate in modo da favorire il trasporto pubblico e l’uso di bici per gli spostamenti, rendere semplici gli spostamenti a piedi e comunque disincentivare l’uso di mezzi privati. Il guadagno, in termini di buona salute, sarebbe assicurato per tutti gli abitanti.
Gli scienziati hanno stimato che a Melbourne, si potrebbe arrivare a una riduzione del 19% del peso delle malattie cardiovascolari, del 14% del diabete. A Londra, invece, si giungerebbe a riduzioni del 13% e del 7% rispettivamente. A Boston, del 15% e dell’11%.
La città ideale è un centro urbano compatto, che abbia cioè case, uffici, negozi e servizi tutti vicini tra loro e “walking distance”, ovvero una distanza tale gli uni dagli altri da poter tranquillamente essere raggiunti a piedi per ogni necessità. Una città con piste ciclabili e infrastrutture ad hoc per proteggere ciclisti e pedoni da incidenti stradali. Una città dove uscendo da casa si trova subito nell’arco di pochi metri una fermata di bus o metro per essere facilmente collegati dal trasporto pubblico a luoghi lontani e quindi non necessitare di muoversi con la propria auto.