Per il 62,7% degli italiani il lavoro non è centrale nella vita, il 76% dei giovani scambierebbe solo a caro prezzo 1 ora di tempo libero con 1 ora di lavoro, per l’80% degli occupati in passato si è chiesto troppo a chi lavora, ora è giusto pensare a sé stessi. A partire dal post-Covid, si registra una fase di crescita: al crollo dell’occupazione fra gennaio 2020 e luglio 2020 che ha sfiorato 1 milione di addetti (-937.000), è seguito un aumento degli occupati che da luglio 2020 a novembre 2023 è passato da 22 milioni a oltre 23 milioni e 700.000, raggiungendo il livello più alto mai registrato in Italia. Emerge dal Rapporto «Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna», realizzato dal Censis con la collaborazione di Philip Morris, che analizza la fase attuale dell’occupazione in Italia alla luce della percezione del lavoro, a livello nazionale, locale (area di Bologna) e aziendale. Il Report presentato da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, ha visto la partecipazione alla discussione di Matteo Lepore, Sindaco di Bologna e Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Fra il 3° trimestre 2022 e il 3° trimestre 2023, l’occupazione in Italia è aumentata di 470.000 unità: gli indicatori che riguardano le componenti dell’occupazione mostrano un segno positivo (occupazione dipendente e indipendente), mentre il segno negativo è riconducibile a contratti di lavoro a termine, che si riducono in 12 mesi di 89.000 unità (-2,9%). D’altra parte nel giro di 10 anni, fra il 2012 e il 2022, la base occupazionale formata da giovani con un’età fra i 15 e i 34 anni si è ridotta di 360.000 unità (188.000 nel Mezzogiorno), mentre i lavoratori con 50 anni di età sono aumentati di 2,7 milioni. Inoltre, la mancata partecipazione al mercato del lavoro conta 12 milioni e 434.000 persone (8 milioni di donne) che, pur essendo in età lavorativa, non lavorano e non sono alla ricerca di un lavoro: 10 italiani su 100 dichiarano di non partecipare al mercato del lavoro scoraggiati dagli esiti negativi della ricerca di un lavoro (donne).
I 3/4 degli italiani (il 76%) condivide l’affermazione che in Italia il lavoro c’è, ma è sottopagato e poco qualificato e il 76% dei giovani è convinta che un impegno aggiuntivo di 1 ora di lavoro deve avere un compenso tale da giustificare la rinuncia a 1 ora di tempo libero e l’80% degli occupati vede nel lavoro un fattore che, in passato, ha portato a trascurare gli interessi personali, tanto da porre il benessere in secondo piano (lo pensa il 79% dei giovani e l’80% fra i 35-64 anni). Fra chi oggi è alla ricerca di un nuovo lavoro, il 36% indica come motivazione principale quella di ottenere un guadagno più elevato e afferma che la ricerca di un nuovo lavoro è stimolata dalla necessità di vedere riconosciuto il livello di competenze acquisite nell’ottica di una prospettiva di carriera.
Nell’ambito della ricerca è stata condotta un’indagine presso i dipendenti di Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna per analizzare il senso del lavoro all’interno delle dinamiche aziendali e il profilo di ciò che rappresenta il lavoro per i dipendenti può essere evidenziato attraverso 3 elementi essenziali: il lavoro come diritto, ma anche come contributo personale a qualcosa che supera i confini del posto di lavoro e trova un riscontro anche nella collettività (1 dipendente su 4); il lavoro come fattore di indipendenza (43%), con particolare rilevanza per la componente femminile dell’occupazione (57%); il lavoro come fattore di sicurezza economica (41%) da svolgere in un ambiente lavorativo meritocratico (48%). L’indagine ha anche portato a riflettere sul concetto di lavoro «ben fatto»: il 46,9% dei dipendenti definisce «ben fatto» un lavoro completo in ogni dettaglio (24%), per il 22% è tale se è svolto con passione e creatività aggiuntive a quanto richiesto.
Fonte: Censis