Da un indagine di Nomisma/Wine Monitor, su dati Fibl, e presentata al Vinitaly di Verona al convegno di federbio: ”Il mercato europeo del vino biologico, strategie per lo sviluppo e l’internazionalizzazione”, emerge il boom della viticultura biologica.
Sono numeri importanti, questi, che indicano una crescita in tutto il mondo del vino “buono”; il biologico è cresciuto del 261% su scala mondiale negli ultimi dieci anni. In questa classificazione mondiale l’Europa la fa da padrona rappresentando quasi l’85% del mercato Bio.
Per l’Italia, nel solo 2015, le vendite di vino Bio si sono attestate attorno ai 205 milioni di Euro, con una quota rilevante dedicata all’export.
E’ una crescita esponenziale, quella del consumo di vino biologico, se si pensa che negli ultimi dodici mesi dieci milioni di italiani hanno apprezzato la qualità del vino biologico(nel 2012 non arrivavano ad un milione).
Qualità e naturalità sono i caratteri distintivi del vino biologico, tanto che molte persone sono pronte a spendere qualche euro in più per un vino proveniente dalla produzione biologica.
Ma come dicevamo, una quota significativa di questi numeri positivissimi del mercato Bio arriva dall’esport; dall’estero, infatti, riconoscono un significativo apprezzamento verso l’industria vinicola italiana, in modo particolare quest’apprezzamento proviene dai tedeschi.
Difatti, la Germania è il primo Paese di destinazione del vino Bio italiano, coprendo il 38% delle vendite all’estero, seguita da Usa e Svizzera. La qualità organolettica, l”affidabilità dell”azienda, la tracciabilità del prodotto, la presenza di altre certificazioni Bio e la provenienza italiana sono il certificato di riconoscimento della qualità vinicola italiana.
Dopo i dati positivi della produzione record, in termini di qualità e quantità, del vino, ecco, quindi, i dati altrettanto ottimi del vino bio. Stiamo parlando di una situazione di grande euforia per tutto il movimento dei viticoltori italiani. L’industria del vino italiano sta raccogliendo i frutti dopo che lo scandalo del vino al metanolo, negli anni ’80, aveva ridotto l’Italia ai minimi termini.