Arriva il verdetto del Consiglio di Stato sulla questione degli shopper bio nei supermarket: i sacchetti biodegradabili per frutta e verdura potremo portarceli da casa, senza per forza doverli acquistare insieme alla merce. I giudici di Palazzo Spada hanno, dunque, dato l’ok ai sacchetti biodegradabili nuovi portati da casa. Il caso era scoppiato dopo l’ingresso nel decreto Mezzogiorno della norma che obbliga l’uso delle bioshopper a pagamento per la spesa. Da i giudici amministrativi d’Appello ora la novità: se lo scopo della legge è quello di preservare l’ambiente allora perché non poter portarsi da casa la busta compostabile? I giudici hanno dato parere positivo alla richiesta del ministero della Salute.
Il consumatore può “utilizzare sacchetti in plastica autonomamente reperiti” per comprare frutta e verdura nei supermercati, anziché acquistare quello commercializzato nel punto vendita, purché “idonei a preservare l’integrità della merce e rispondenti alla caratteristiche di legge”. E l’esercizio commerciale non può “vietare tale facoltà”. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato con un parere sulla questione dei sacchetti bio nei supermarket.
Il parere, reso nell’adunanza del 21 marzo e pubblicato il 29 marzo, sottolinea che bisogna contemperare le esigenze del consumatore con quelle di tutela della sicurezza ed igiene degli alimenti. E alla luce di questo, “laddove il consumatore non intenda acquistare il sacchetto ultraleggero commercializzato dall’esercizio commerciale per l’acquisto di frutta e verdura sfusa”, è corretto che “possa utilizzare sacchetti in plastica autonomamente reperiti solo se comunque idonei a preservare l’integrità della merce e rispondenti alla caratteristiche di legge. In tal caso, richiamando le considerazioni già svolte, non sembra possibile per l’esercizio commerciale vietare tale facoltà”.
Come scrive La Repubblica, Palazzo Spada si è spinto oltre affermando che una scelta green non può vietare ai consumatori di usare anche sacchetti di carta o altri contenitori che non siano di plastica. Sarà il negoziante a verificare l’idoneità del sacchetto. Come spiegano nel verdetto infatti “può vietare l’utilizzo di contenitori autonomamente reperiti dal consumatore solo se non conformi alla normativa di volta in volta applicabile per ciascuna tipologia di merce, o comunque in concreto non idonei a venire in contatto con gli alimenti”.