Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente anche ai malintenzionati d’infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati attraverso smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet.
Anche in Veneto come nel resto d’Italia il cyberbullismo è una questione sempre più pervasiva tanto che la Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Sociale, ha istituito un tavolo istituzionale per studiare il problema e soprattutto per coordinare le diverse istituzioni coinvolte: scuola, Enti locali, Ulss e servizi, ordine pubblico e sicurezza, associazioni.
“I casi di cronaca si intensificano – ha detto l’assessore al Sociale – e il più delle volte colgono impreparati educatori, famiglie, istituzioni. La Regione Veneto si è data una norma ad hoc, con il collegato alla legge di stabilità 2018, per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. La nomina del tavolo istituzionale rappresenta il primo passo per individuare strategie e interventi, come prevede appunto la legge veneta, che aiutino a prevenire, ad educare al rispetto dell’altro e assicurino a tutti i bambini e ragazzi il diritto di crescere e di essere se stessi, senza il rischio di subire condizionamenti e vessazioni da parte compagni violenti”.
Il tavolo regionale, che sarà coordinato dall’assessore al sociale o da un suo delegato, vedrà la partecipazione del garante per i diritti alla persona e dei rappresentanti di Corecom, Ufficio scolastico regionale, Direzioni regionali al sociale, alla scuola e alla prevenzione, Anci, Ulss, Prefetture, Questure, Tribunali per i minorenni, Carabinieri, Polizia postale, terzo settore, cooperative sociali e volontariato, nonché del Centro per i diritti umani dell’Università di Padova.
I componenti nominati opereranno a titolo gratuito e sono chiamati a suggerire alle Ulss le iniziative sperimentali da mettere in campo a protezione dei minori e a sostegno delle famiglie.